Una grande retrospettiva dedicata all’artista statunitense William Merritt Chase (1849-1916) è aperta al pubblico, fino al 28 maggio 2017, a Venezia, presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
In esposizione circa sessanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private statunitensi. In mostra anche l’unica opera di Chase presente in Italia, Self-Portrait (1908), che giunge a Venezia in prestito dagli Uffizi.
Il percorso espositivo, suddiviso in otto sezioni, si articola secondo un andamento tematico che intende documentare i vari soggetti realizzati dall’artista americano durante la sua carriera.
La prima sala ospita le opere degli anni monacensi, ritratti di giovani immersi in una scura cromaticità, influenzati dalle lezioni di Karl von Piloty, professore all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco, e dagli studi condotti sulle opere dei grandi maestri. Accanto ad essi una selezione di dipinti realizzati durante il periodo veneziano (1877-1878), in cui la particolare luminosità della laguna caratterizza scorci e vedute che colgono il vissuto della città con accenni realistici.
Il percorso continua seguendo William Merritt Chase nel suo rientro in patria, all’interno del suo studio newyorkese, luogo di interazione e promozione culturale, riccamente arredato con un’eclettica collezione di opere e oggetti d’antiquariato, che mescolano influenze europee ed orientali. Seguendo la moda del tempo kimono e ventagli, paraventi e stampe vengono inclusi in una serie di opere in cui l’artista coglie motivi ed elementi desunti dalla cultura giapponese.
Sulle pareti dell’ampio salone di Ca’ Pesaro i grandi ritratti della moglie, Alice Gerson Chase, e delle allieve dei corsi di pittura. Raffigurate secondo i canoni della ritrattista tradizionale, si presentano fiere davanti all’osservatore, personificando il nuovo tipo americano di bellezza e indipendenza.
Il mondo degli affetti compare nella sala successiva, con scene intimiste in cui l’artista raffigura il ruolo materno della moglie e i momenti ludici delle figlie.
Dall’ambiente domestico usciamo quindi negli spazi verdi e nelle località di villeggiatura, luoghi di svago dell’alta borghesia. Questa serie di vedute di parchi cittadini e marine dimostrano l’assimilazione dei soggetti e della tecnica dell’Impressionismo, tradotta in un linguaggio personale che avrà profonda influenza sullo sviluppo della pittura americana.
Alla luminosità dei paesaggi marini fanno da contraltare le cupe tonalità delle nature morte. Riflessi e riverberi metallici ravvivano le calibrate composizioni di grande formato, esaltate da ricche e sfarzose cornici.
L’ultima sala rende infine omaggio a Firenze e Venezia, mete italiane dei corsi estivi tenuti da William Merritt Chase in Europa. Le brillanti tonalità delle spiagge statunitensi raggiungono qui un’ampia saturazione a voler catturare la bellezza e la vitalità del paesaggio toscano. Vedute en plein air di Venezia, sede nel 1913 dell’ultimo corso estivo tenuto all’estero dal pittore, sono caratterizzate da un libero cromatismo e da un personale gesto pittorico, a testimonianza dell’evoluzione dello stile dell’artista da una rappresentazione dal vero rispettosa dei precetti accademici a una visione libera dagli schemi, espressione del puro piacere per la pittura.
La mostra, realizzata sotto la direzione scientifica di Gabriella Belli, Dorothy Kosinski e Matthew Teitelbaum, a cura di Elsa Smithgall, Erica E. Hirshler, Katherine M. Bourguignon e Giovanna Ginex, è accompagnata da un catalogo la cui edizione italiana è curata da Magonza (Arezzo).