La città di Milano rende omaggio all’artista Fausta Squatriti (1941) con il progetto espositivo “Se il mondo fosse quadro, saprei dove andare”.
A cura di Elisabetta Longari, il progetto è articolato in tre mostre parallele: alla Triennale di Milano (10 febbraio – 5 marzo 2017), alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala (10 febbraio – 2 aprile 2017) e alla Nuova Galleria Morone (10 febbraio – 2 aprile 2017).
Alla Triennale di Milano è esposta una selezione di venti lavori, da quelli di esordio fino ai recentissimi polittici polimaterici.
Si parte da due calligrammi di grandi dimensioni del 1957, tracciati con parole e segni dall’artista sedicenne, nelle cui precoci scelte e interessi si delinea già la complessità che la sua ricerca affronterà negli anni a venire.
A soffitto, un “cielo” dipinto nel 1966 con colori da affresco in chiave giocosa e caramellata, per restituire un volo (o una caduta?) ispirato a Giovanbattista Tiepolo, il cui senso dello spazio è qui rivisitato in modo da spezzare le figure rendendole inafferrabili in una superficie immateriale e colorata.
Al centro del salone, una scultura di acciaio e lamina d’oro del 1972, un mazzo di frecce.
Ma il clou è rappresentato dai lavori del nuovo millennio, trittici polimaterici e una grande scultura del 2008, tutti connotati dall’idea della morte e del dolore, in cui il linguaggio si avvale di oggetti recuperati dalla realtà e rivisitati nella loro forma di “resto”. Domina lo spazio, sia dal punto di vista scenografico che da quello del pathos, il grande Polittico dell’eclissi (2015).
Alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala, con la co-curatela di Francesco Tedeschi, prendendo spunto dalle opere di Fausta Squatriti nella collezione Intesa Sanpaolo, sono esposte alcune grandi sculture nere realizzate tra il 1972 e il 1985 e un nucleo di lavori degli anni ’80 mai esposti in Italia, a sintesi della sua ricerca sulla Fisiologia del quadrato.
Alla Nuova Galleria Morone, con la co-curatela di Susanne Capolongo, una ventina di sculture degli anni ‘60, anch’esse inedite in Italia, connotate da una vivace componente cromatica.
Ognuna delle tre mostre è un unicum, legata alle altre da un filo conduttore che connette tra loro le opere realizzate in diversi periodi dall’artista durante la sua articolata ricerca, a partire dal 1957 fino al 2017.