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L’intaglio ligneo di Grinling Gibbons a Palazzo Pitti di Firenze

Intaglio ligneo di Grinling GibbonsRientra a Palazzo Pitti di Firenze, dopo un accurato restauro, il prezioso intaglio ligneo di Grinling Gibbons, donato da Carlo II d’Inghilterra a Cosimo III de’ Medici e eseguito tra il 1680 e il 1682.

L’opera, sopravvissuta eccezionalmente sia ai danni dell’alluvione del 1966 che a quelli di un terribile incendio scoppiato a Palazzo Pitti nel 1984, ha ritrovato una nuova collocazione nella vetrina ideata specificatamente per la sua migliore conservazione.

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A partire dal 23 marzo 2017 l’opera sarà infatti visibile al pubblico nella cosiddetta sala della Grotticina al pianterreno di Palazzo Pitti, nel Tesoro dei Granduchi. Anche la sala è stata oggetto per l’occasione di un rinnovamento allestitivo per accogliere l’opera.

Il cosiddetto “Pannello di Cosimo” è un esempio straordinario dello stile barocco inglese.
Fu commissionato da Carlo II Stuart a Grinling Gibbons che lo realizzò in legno di tiglio. Il ricco trofeo fu ideato come un regalo da inviare a Cosimo III de’ Medici per suggellare l’alleanza fra Inghilterra e Toscana. L‘opera lasciò Londra il 3 agosto 1682 e, via nave, arrivò al porto di Livorno e fu presentata al Granduca il 16 dicembre dello stesso anno.
Nel tempo il pannello rimase sempre nelle collezioni medicee.

Il trofeo rappresenta un’allegoria dell’amicizia tra la Toscana e l’Inghilterra, suggellata dal bacio delle due colombe nella parte alta del rilievo. Nel pannello sono scolpite armi (la faretra piena di frecce e la spada con i leoni inglesi di cui s’intravede l’elsa) e riferimenti alle arti (la piuma d’oca, la corona d’alloro, tavolozza e pennelli, lo spartito e gli strumenti musicali), tra i quali spicca il medaglione con il ritratto di Pietro da Cortona, autore di alcuni celebri affreschi di Palazzo Pitti. Insieme a questi compaiono anche allusioni al potere temporale, come le due corone affrontate e del globo, e al trascorrere del tempo con la presenza di un orologio.

Il restauro è stato compiuto da Maria Cristina Gigli e diretto da Laura Speranza, dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze. L’intervento ha previsto diverse fasi operative: la complessa pulitura di tutti gli elementi lignei, la revisione completa degli intagli, il consolidamento delle parti bruciate e, infine, la loro qualificazione cromatica.

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