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Personal shopper, un film di Olivier Assayas – Recensione

Kristen Stewart nel film " Personal shopper "
Kristen Stewart nel film ” Personal shopper “

È un film ambizioso e ardito che tuttavia, nel suo eccesso programmato, paga un prezzo assai caro sul piano della tenuta strutturale. L’intenzione di Olivier Assayas era quella di consentire alla pellicola di penetrare oltre il suo aspetto esteriore di opera di genere e di consumo popolare. Personal Shopper non rinuncia, è vero, agli allettamenti spettacolari e alle convenzioni dell’artificio romanzesco, presentandosi come un film di fantasmi all’interno del quale si inserisce un’oscura storia di manipolazione che condurrà a un delitto e, in seguito, allo smascheramento del colpevole. Sennonché il lavoro di recupero dei materiali retorici e tematici codificati dalla tradizione è condotto dall’autore con una certa qual svagata, negligente supponenza (si sente bene che i suoi interessi sono rivolti altrove). E così il mistery tramato di “giallo” che viene consegnato allo spettatore rischia di apparire un compitino ridondante, ampolloso e vacuo.

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Il problema principale del film è la sua sceneggiatura: questa affastella perigliosamente situazioni ed elementi disparati, ciascuno dei quali viene a interagire con gli altri in modi non sempre convincenti. Avremo allora brani di repertorio thriller (la lunga scena del viaggio di Maureen a Londra, con i messaggi inquietanti che la ragazza riceve sul suo smartphone da uno sconosciuto; la scoperta del delitto) e i richiami al cinema fantastico, che Assayas, poco interessato alla rappresentazione visiva di spettri, ectoplasmi ed entità arcane (gli effetti speciali del film sono ben poca cosa), impreziosisce con riferimenti colti (la pittrice svedese Hilma af Klint, pioniera dell’astrattismo, che sosteneva di essere ispirata dalle anime dell’aldilà; le sedute spiritiche a cui si dedicava Victor Hugo sull’isola di jersey, ricostruite attraverso un falso telefilm in bianco e nero), cercando in tal modo di scantonare dal grottesco e dal ridicolo involontario.

Associato al motivo dello spiritismo, v’è il tema della perdita dolorosa della persona amata (la difficoltà di Maureen di elaborare il lutto del fratello gemello; la sua attesa di un segno di lui dal regno dei morti). E poi ancora la riflessione sui nuovi strumenti di comunicazione della modernità; il tema del rifiuto e della fascinazione ambigua che esercita il mondo dell’alta moda e del lusso (Maureen che dice di detestare il lavoro che fa, ma che poi, come atto di trasgressione, si veste di nascosto con gli abiti di Kyra e si masturba nel suo letto); il motivo stesso del rapporto serva/padrona (Kristen Stewart è chiamata qui, dopo Sils Maria, a ricoprire di nuovo il ruolo di una giovane assistente di una diva – diva che però, questa volta, resta nell’ombra, ai margini della scena).

Di tutto un po’, dunque. Ma tutto più detto che espresso, più suggerito che ragionato in forme convincenti.

Nicola Rossello

Scheda film
Titolo: Personal shopper
Regia: Olivier Assayas
Cast: Kristen Stewart, Lars Eidinger, Nora Von Waldstätten, Anders Danielsen Lie, Sigrid Bouaziz, Ty Olwin, Hammou Graïa,  Benjamin Biolay, Audrey Bonnet, Pascal Rambert
Durata: 105 minuti
Genere: Thriller
Distribuzione: Academy Two
Data di uscita: 13 aprile 2017


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