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Cézanne e Morandi a confronto alla Fondazione Magnani Rocca

Paul Cézanne, Baigneurs, 1890-1894, olio su tela © The State Pushkin Museum of Fine Arts, Mosca
Paul Cézanne, Baigneurs, 1890-1894, olio su tela © The State Pushkin Museum of Fine Arts, Mosca

Grazie al prestito del Museo Puskin di Mosca dell’opera “Baigneurs” (1890-94) di Paul Cézanne, appartenente al ciclo Bagnanti, la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) propone dal 22 aprile 2017 un confronto fra due grandi artisti: Paul Cézanne e Giorgio Morandi. In tre sale della prestigiosa sede della Fondazione sono, infatti, accostate le opere dei due grani maestri.

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La predilezione di Luigi Magnani nella sua collezione privata per i due pittori va forse individuata in una loro particolare somiglianza, la ricerca comune nella meditazione sui paesaggi e l’analisi spaziale delle nature morte, caratterizzate da pochi e riconoscibili soggetti e da un attento scrutare dei lenti mutamenti della natura.

Cézanne, esploratore della struttura dell’immagine, parte dal paesaggio come studio delle forme ai suoi termini essenziali, eleggendo in particolare la frutta come alleata contro l’inesorabile intervento del tempo, modificatore per definizione. Magnani, che considerava il “mondo dei fenomeni, specchio di una verità più alta e segreta”, acquista del maestro francese diversi acquerelli, tecnica che esteticamente forse meglio racconta la fugacità fenomenica del tempo, nei segni dei luoghi amati e nella provvisorietà nelle nature morte.

Attraverso i brevi tocchi abilmente studiati nella perfetta mescolanza di pigmenti e solventi, Cézanne costruisce un audace sistema prospettico che analizza gli oggetti da diversi punti di vista, tradotti nella celebre dichiarazione sulla necessità di “trattare la natura per mezzo del cilindro, della sfera, del cono, il tutto messo in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto, di un piano, si orienti verso un punto centrale”.

Tale ricerca spaziale non poteva essere indifferente a Morandi che inizia il suo percorso proprio sotto l’influenza cezanniana. I suoi esordi analizzano la realtà per sintesi geometrica, ma anche successivamente Cézanne sarà il suo esempio costante, nell’uso dei toni contrastanti, nella predilezione per la strutturazione di spazi e masse, per la scelta della pittura dei luoghi familiari e di affezione; esemplare in questo senso è Cortile di via Fondazza del 1954 reso per solidi e geometrie nel contrasto di luce-ombra, o Paesaggio di Grizzana del 1943, che racconta il legame del pittore bolognese con l’Appennino emiliano, tanto importante come fu la montagna Sainte-Victoire per Cézanne.

Anche le nature morte ispirate alla realtà visibile ragionano sulle diverse possibilità di combinazioni, calate in un tempo indefinito. Li avvicina, allora, anche l’utilizzo dell’acquerello, nel momento in cui, negli ultimi anni della sua vita, Morandi segna sulla carta la traccia liquida e fuggente delle cose. Gli oggetti della realtà diventano specchio del , le bottiglie, come la frutta per Cézanne, elementi neutrali di cui studiare sfumature e minime variazioni.

Entrambi refrattari alla raffigurazione delle figure umane, fanno solo brevi eccezioni; Morandi realizzando pochi autoritratti e una veloce incursione sul tema classico delle bagnanti nel 1915, mentre Cézanne rielabora un tema dipinto all’inizio della carriera e sviluppato poi sul finire della sua vita: l’inserimento di figure semi-astratte nel paesaggio, nudi o semi-nudi sulle rive del fiume, noti come bagnanti, uno dei quali Esquisse de baigneuses, datato 1900-1906, fu acquistato da Luigi Magnani per la sua raccolta.

La mostra Cézanne / Morandi. La pittura è essenziale è aperta al pubblico fino al 10 settembre 2017.

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Fondazione Roma Sapienza, “Arte in luce” X edizione

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