Tra l’11 e 12 aprile 2017 ricorrono i venti anni dall’incendio che interessò la Cappella della Sindone, a Torino. I lavori di restauro sono ora in dirittura d’arrivo. Si apre, infatti, l’ultima fase del restauro del capolavoro del Guarini, che giungerà al termine nei primi mesi del 2018 con la restituzione della cupola alla città.
Tale fase conclusiva dei lavori riguarda, in particolare, il rifacimento dei tetti, degli infissi, degli impianti di illuminazione e infine lo smontaggio della struttura di sostegno e dei ponteggi.
Proprio in questi giorni, il testimone passa dall’impresa che sta terminando i lavori di ricostruzione delle superfici interne, alla nuova impresa che ricostruirà i serramenti, le coperture e le murature esterne.
A coordinare il passaggio è la Commissione per il completamento del restauro e del recupero funzionale della Cappella della Sacra Sindone, composta da rappresentanze degli istituti del MiBACT – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, insieme alla Curia e Diocesi di Torino.
L’obiettivo è smontare i ponteggi e le strutture di sostegno entro la fine dell’anno, così da restituire quanto prima la cupola al panorama della città, per arrivare a riaprire il monumento al pubblico tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, proseguendo con alcuni ultimi interventi “a vista”, come il restauro dell’altare, che potrà essere affrontato dopo lo smontaggio della grande struttura metallica di sostegno. La Cappella della Sindone entrerà nel percorso di visita dei Musei Reali.
«Dopo 20 anni dalla tragica notte dell’11 aprile 1997, in cui la Cappella del Guarini contigua al Duomo di Torino venne soggetta a un devastante incendio che rischiò di coinvolgere anche la Sindone, potremo ammirare in tutto il suo splendore architettonico questa struttura rinnovata e consolidata – afferma l’Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia -. Un lavoro che ci riporta direttamente alla realtà della Sindone, il tesoro più prezioso che la nostra città custodisce e che è oggetto di una grande devozione popolare diffusa nel mondo intero. Questo grazie al contributo di tanti operatori, funzionari, tecnici, maestranze che hanno lavorato con professionalità e dedizione e che ringraziamo dunque sentitamente. Accogliamo questo lavoro come un segno di speranza – continua l’Arcivescovo -, un omaggio al «candido lenzuolo» icona viva dell’amore più grande che Cristo ha donato all’umanità intera e che costituisce la fonte perenne di quell’impegno che siamo chiamati a compiere ogni giorno nel nostro tessuto familiare e sociale per costruire un mondo nuovo sempre più giusto, solidale e pacifico per tutti.»”