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Sam Havadtoy, mostra a Palazzo Bembo di Venezia

Sam Havadtoy, Trilogy, 2016 © Gyorgy Darabos
Sam Havadtoy, Trilogy, 2016 © Gyorgy Darabos

In occasione della 57^ Biennale d’Arte, Palazzo Bembo di Venezia ospita, dal 13 maggio al 26 novembre 2017, la mostra Sam Havadtoy, 18 – 17, che fa parte del progetto Personal Structures – Crossing Borders, organizzato da European Cultural Centre.

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In esposizione sette opere inedite di uno degli artisti più interessanti e originali della scena newyorkese tra gli anni Settanta e Ottanta.

Sam Havadtoy, nato a Londra nel 1952, cresciuto nell’Ungheria post 1956, trasferitosi negli Stati Uniti nel 1972, dove ha iniziato a lavorare come arredatore d’interni, ha vissuto da protagonista sul palcoscenico di quella straordinaria stagione creativa, sviluppatasi nella seconda metà del Novecento a New York. In questi anni ebbe modo di conoscere e diventare intimo amico di John Lennon, Yoko Ono – di cui divenne compagno, dopo la tragica scomparsa del musicista inglese – e di altre personalità quali Andy Warhol, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, John Cage e molti altri.
Nella storica residenza sul Canal Grande, a pochi passi dal ponte di Rialto, Havadtoy esporrà quattro porte decorate, sulle quali compaiono, per la prima volta delle scritte (Only want your body; Only want your money; Never explain; Never complain).
In questi lavori, si respira una forte evocazione sociale e politica, in particolare, Sam Havadtoy si concentra su come il concetto di democrazia liberale sia aggressivamente sfidata in ogni parte del pianeta. Non è un caso che il fulcro ideale della rassegna siano tre busti di Iosif Stalin che, in sequenza, si trasformeranno nell’immagine del personaggio collodiano di Pinocchio.

Quello della porta, che di per se stessa, riveste un forte significato simbolico, così legato all’idea di passaggio, di collegamento tra passato e futuro, è un tema particolarmente presente nella cifra espressiva di Sam Havadtoy, perché richiama fatti della sua vicenda biografica. Lo stesso artista ricorda che, all’età di nove anni, fuggito insieme alla madre e al fratello minore dalla casa paterna, era solito dormire in una piccola stanza dove il letto era composto da una porta, colorata di verde scuro, appoggiata su dei mattoni.

«Ho sempre amato l’idea di trasformare le porte in opere d’arte – afferma Sam Havadtoy -. Lo so, nulla di nuovo, soprattutto in Italia dove esistono molte porte create da grandi artisti; penso alla Porta del Paradiso per il Battistero di San Giovanni a Firenze di Michelangelo. Mi sono posto con grande umiltà davanti a questi capolavori e ho prodotto porte che raccontassero diversi periodi della mia vita».

Altra caratteristica del lavoro di Sam Havadtoy è l’utilizzo del merletto, materiale insolito per l’arte contemporanea, ma il cui impiego trova riscontro nella memoria dei popoli dell’Est Europa dove proprio il merletto intrecciava associazioni complesse con classe, religione, storia e moda e che in laguna ha uno dei centri di produzione più rinomati in Italia.
Nella sua pratica artistica Havadtoy incolla frammenti di pizzo sulle sue opere; quindi, strato dopo strato li ricopre di colore, in modo che il gioco di vuoto e pieno che si crea, diventi l’elemento strutturale dell’immagine che ne risulta.

MOSTRE

La Sapienza Università di Roma - Foto di Diego Pirozzolo
Fondazione Roma Sapienza, “Arte in luce” X edizione

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