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Guttuso in mostra alla Gam di Torino

Renato Guttuso, Natura morta con lampada, 1940, Olio su tela, 55 x 80 cm., Collezione Giuseppe Merlini
Renato Guttuso, Natura morta con lampada, 1940, Olio su tela, 55 x 80 cm., Collezione Giuseppe Merlini

È dedicata a Renato Guttuso la mostra allestita alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e aperta al pubblico dal 23 febrraio al 24 giugno 2018.

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Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, l’esposizione presenta circa 60 opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private europee.
Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte dall’artista siciliano lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta.

Nell’ottobre del 1967, cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, Renato Guttuso scriveva su Rinascita, rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano, un articolo intitolato Avanguardie e Rivoluzione, nel quale il pittore riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo è umanesimo”.

Guttuso era stato, a partire dagli anni della fronda antifascista e tanto più nel secondo dopoguerra, un artista che si era dedicato con perseverante dedizione e ferma convinzione a ricercare una saldatura tra impegno politico e sociale ed esperienza creativa.

A poco più di cinquant’anni dalla pubblicazione dell’articolo e nella ricorrenza del cinquantenario del ‘68, la GAM di Torino si propone di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura, attraverso una mostra dedicata all’esperienza di Renato Guttuso, esponendo alcune delle sue opere maggiori di soggetto politico e civile. A partire da un dipinto quale Fucilazione in campagna del 1938, ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca, che a buon diritto può essere assunto a incunabolo di una lunga e ininterrotta visitazione del tema delle lotte per la libertà, per giungere alla condanna della violenza nazista, nei disegni del Gott mit uns (1944) e successivamente, dopo i giorni tragici della guerra e della tirannia, alle intonazioni di una reinventata epica popolare risuonanti in opere nuove per stile e sentimento come: Marsigliese contadina, 1947, o Lotta di minatori francesi, 1948. Un grande, ininterrotto racconto che approda negli anni Sessanta a risultati di partecipe testimonianza militante, come in Vietnam (1965), o a espressioni di partecipe affettuosa vicinanza, come avviene, nel richiamo alle giornate del maggio parigino, con Giovani innamorati (1969) e più tardi, in chiusura della rassegna, a quel compianto denso di nostalgia che raffigura i Funerali di Togliatti (1972).

La mostra offre anche un repertorio variegato di opere di differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno, scene di conversazione. Quadri tutti coevi ai tempi di esecuzione dei dipinti di ispirazione politica e sociale, selezionati con il proposito di offrire un’indiscutibile prova dei traguardi di alta qualità formale conquistati da Guttuso nell’esercizio di una pittura che – afferma il curatore Pier Giovanni Castagnoli – «per comodità, potremmo chiamare pura, con l’intendimento di saggiare, attraverso il confronto dei diversi orizzonti immaginativi, l’intensità dei risultati raggiunti su entrambi i versanti ideativi su cui si è esercitato il suo impegno di pittore e poter consegnare infine all’esposizione, pur nel primato assegnato al cardine tematico su cui la mostra si incerniera, un profilo ampiamente rappresentativo della ricchezza dei registri espressivi presenti nel ricchissimo catalogo della sua opera e della poliedrica versatilità del suo estro creativo”.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.

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