Palazzo Ducale di Genova presenta, dal 24 febbraio al 16 giugno 2018, una grande retrospettiva dedicata a uno dei maggiori fotografi del XX secolo, André Kertész.
In esposizione oltre 180 fotografie che ripercorrono, suddivise in tre sezioni, l’intero percorso artistico del maestro ungherese, che in più di cinquant’anni di carriera ha sempre utilizzato la fotografia come se fosse un suo diario visivo atto a rivelare la poesia dietro le semplici e anonime cose quotidiane, catturate attraverso prospettive uniche e rivoluzionarie.
Nato a Budapest il 2 luglio del 1894 in una famiglia della media borghesia ebraica, dopo essersi diplomato nel 1912 all’Accademia commerciale di Budapest, comperò la sua prima fotocamera, una ICA 4.5×6, un apparecchio maneggevole che utilizzava senza stativo. Arruolatosi nel 1915 nell’esercito austro-ungarico, partì volontario per il fronte russo-polacco, portando con sé una piccola Goerz Tenax con obiettivo fotografico da 75mm, con la quale documentò la vita di trincea e le lunghe marce, evitando gli aspetti più crudi della guerra.
Finita la guerra si trasferì a Parigi nel 1925, e lì ebbe modo di conoscere e frequentare gli artisti e gli intellettuali del momento come Mondrian, Picasso, Chagall che influenzarono e ispirarono il suo lavoro dell’epoca. Nel 1933 la rivista Le sourire gli offrì cinque pagine da riempire in piena libertà. Per l’occasione il fotografo ungherese, influenzato dal Surrealismo e vicino alla poetica cubista di Picasso, Hans Arp e Henri Moore, affittò uno specchio deformante da un circo e nel suo studio realizzò una serie di fotografie di due modelle, Hajinskaya Verackhatz e Nadia Kasine, conosciuta con il nome di “Distorsioni”.
L’incontro del 1926 con Brassaï fu fondamentale per la carriera di quest’ultimo in quanto Kertész lo introdusse alla pratica fotografica.
Lavorò come freelance collaborando per molte riviste, tra cui Harper’s Bazaar, Vogue, Town and Country, The American House, Coller’s e Coronet, Look.
Costretto a stare in casa a per problemi di salute, e affascinato dalla vista fatta di tetti e strade sul Washington Square Park, Kertész cominciò a fotografare dalla finestra di casa, riuscendo a cogliere i momenti intimi delle persone che attraversavano la piazza.
«La mia fotografia è veramente un diario intimo – ha spiegato André Kertész – è uno strumento, per dare un’espressione alla mia vita, per descrivere la mia vita, come i poeti o gli scrittori descrivono le esperienze che hanno vissuto».
Nel 1984, per preservare l’intero lavoro della sua vita, dona tutta la sua collezione di negativi e di documenti al Ministero della Cultura francese.
André Kertész muore nella sua casa di New York il 28 settembre del 1985.
La mostra è organizzata dal Jeu de Paume di Parigi, in collaborazione con la Mediathèque de l’Architecture et du Patrimoine, Ministère de la Culture et de la Communication – France, con diChroma photography e con la partecipazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.