A Roma, alla Casa di Goethe, giovedì primo marzo 2018 alle ore 19.00, sarà presentato il libro di Pierluigi Panza dal titolo Museo Piranesi, edito da Skira.
Con l’autore interviene Marcello Barbanera.
Giovan Battista Piranesi (1720-1778) fu il più celebre incisore di tutti i tempi, noto per le sue Vedute di Roma. Ma si è scoperto che fu anche uno dei principali art-dealers, restauratori e rifacitori di sculture, vasi, candelabri, cippi e frammenti che venivano scavati o che lui stesso scavava nel ventre di Roma e poi collezionava nella sua casa-museo di Palazzo Tomati, prima di venderli ai nobili del Grand Tour.
Molti cultori di Piranesi, osservando le sue incisioni si sono chiesti: inventava i pezzi antichi che compaiono nelle stampe oppure esistevano davvero? Il Museo Piranesi, frutto di una ricerca che si è protratta per più di vent’anni, risponde a questa domanda inventariando i pezzi passati dalla casa-museo dell’artista che esistono ancora in varie collezioni del mondo.
Il Museo Piranesi è il primo censimento delle opere e frammenti antichi che furono scoperti, venduti, restaurati o assemblati da Giovan Battista e dal figlio Francesco. Sottopone all’attenzione, con apposite schede, quasi trecento marmi divisi per le loro attuali collocazioni, tratta di molti altri e analizza nascita e fortuna del “gusto Piranesi”.
Le sedi pubbliche e private che custodiscono i marmi schedati sono 40. Il più consistente numero di pezzi si trova oggi al Museo Gustavo III di Stoccolma, ai Musei Vaticani di Roma e al British Museum di Londra. Molti si trovano in collezioni private inglesi, altri in Italia, Russia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Spagna e Stati Uniti. Tra i pezzi schedati, circa duecento transitarono dalla casa-museo dei Piranesi e furono venduti senza essere mai stati incisi. Di contro, molte antichità che vediamo nelle sue stampe non passarono mai dal suo museo, ma sono pezzi celebri inseriti nelle sue pubblicazioni per aumentare il prestigio della sua collezione.
Pierluigi Panza è giornalista e critico d’arte del “Corriere della Sera”. Lo specialista di Piranesi ha pubblicato centinaia di interventi scientifici soprattutto sul Settecento italiano ed è membro dell’Accademia delle arti del Disegno di Firenze, dell’Istituto Veneto di Scienze, lettere e arti, della Società italiana di Estetica e della Società italiana di Storia della critica d’arte. Nel 2017 il suo volume “Museo Piranesi” (Skira), ha vinto l’European Union Prize for Cultural Heritage/Europa Nostra Awards maggior riconoscimento europeo per i Beni culturali. Sempre nel 2017 ha curato la mostra “Winckelmann a Milano” alla Biblioteca Nazionale Braidense.
Marcello Barbanera è professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma. La sua attività di ricerca è orientata verso la storia dell’archeologia, la scultura greca, la metodologia della storia dell’arte, la storia del collezionismo, l’archeologia della Magna Grecia, la museografia, la ricezione dell’antico e la definizione di arte nella società greca. Tra le sue pubblicazioni: The Envy of Daedalus. Essay on the artist as murderer (2013); Figure del corpo del mondo antico (2018).