In occasione dei 280 anni dalla scoperta di Ercolano e i 270 anni da quella di Pompei, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) ospita, dal 25 febbraio al 6 maggio 2018, la mostra “Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta“.
L’esposizione ripercorre la storia di due tra i ritrovamenti archeologici più importanti al mondo e come queste scoperte siano state comunicate, tra la fine del Settecento e i primi anni del Novecento, attraverso lettere, taccuini acquerellati, incisioni, disegni, gouache, fotografie, reperti archeologici e molto altro.
La rassegna testimonia come autori quali, Karl Jacob Weber e William Gell, Giovanni Battista e Francesco Piranesi, François Mazois e Philipp Hackert, nonché disegnatori, incisori e cultori dell’antico fino ai fratelli Alinari, contribuirono alla fortuna storica e critica delle due città dissepolte.
Il percorso espositivo inizia dalla metà del Settecento, quando studiosi e appassionati dell’antico incominciano a descrivere i ritrovamenti, inizialmente sporadici e casuali, attraverso le lettere.
È il caso di J.J. Winckelmann, a cui si aggiungono nel 1762 i commenti sulla conduzione degli scavi, come nelle lettere del conte di Caylus, collezionista e archeologo, di Goethe o più tardi, a inizio Ottocento le puntuali osservazioni di Stendhal.
Il viaggio del Grand Tour a fine Settecento annovera ormai come tappa obbligata Napoli, Pompei ed Ercolano. Molti artisti, architetti e cultori d’arte di tutta Europa iniziano a disegnare dal vivo, appuntando sul proprio taccuino di viaggio schizzi, disegni acquerellati e note scritte.
Sono necessari permessi speciali e le preziose notizie su Ercolano e Pompei fanno il giro del mondo, come nel caso del nobiluomo William Gell, che lascia un taccuino inedito denso di annotazioni – esposto in mostra – che confluirà in diverse pubblicazioni, fra cui la celebre “Pompeiana”. La colonia degli inglesi è, in effetti, molto attiva nel disegnare e ritrarre gli scavi, allo scopo di pubblicare testi corredati da incisioni per far conoscere l’antico.
In relazione a tale fenomeno, si inserisce la produzione delle splendide acqueforti di Giovanni Battista e Francesco Piranesi che ritraggono in maniera suggestiva sia Ercolano che Pompei.
Con l’inizio dell’Ottocento il disegno si fa preciso e prospettico, e fa capolino la nuova tecnica fotografica. Nei primi decenni del Novecento, le cartoline in litografia o cromolitografia diventano un usuale mezzo di comunicazione per veicolare le immagini dei luoghi visitati, inserendo così nel loro repertorio anche le città dissepolte di Ercolano e Pompei, che costituiscono tappe obbligate del nascente fenomeno del turismo.
A contestualizzare il racconto, sono esposti una ventina di reperti archeologici originali, come gioielli, tra cui l’anello di Carlo o il bracciale della Casa del Fauno, piccole teste in bronzo, lacerti di affreschi. Fra le opere pittoriche in mostra il ritratto di Latapie e la ricostruzione di una casa pompeiana di Luigi Bazzani proveniente da New York dal Dahesh Museum.
La mostra è promossa e realizzata dal m.a.x. museo di Chiasso in collaborazione con il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano, ed è curata da Pietro Giovanni Guzzo, Maria Rosaria Esposito, e Nicoletta Ossanna Cavadini.