Il film C’est la vie. Prendila come viene descrive l’organizzazione e lo svolgimento di una festa di matrimonio adottando il punto di vista di coloro che lavorano dietro le quinte. Di Max, in particolare, il direttore della piccola azienda che organizza l’evento, il quale, pur faticando non poco a gestire ansie e problemi sentimentali ed economici (non sa decidersi a lasciare la donna con cui trascina un rapporto ormai logoro, e intanto la sua nuova amante dà in smanie; l’azienda che dirige è in crisi, e lui è tentato di cederla), s’impegna coscenziosamente a venire incontro alle richieste dei clienti e a garantire la piena riuscita della cerimonia. E questo benché il personale alle sue dipendenze (cuochi, lavapiatti e camerieri improvvisati e pagati in nero; un’assistente di colore che sacramenta peggio di un carrettiere; un fotografo vanesio a cui nessuno si sogna più di affidare un servizio fotografico; un cantante d’orchestra presuntuoso, raccattato all’ultimo momento) sia composto da un’accozzaglia di incompetenti irresponsabili e rissosi piantagrane.
La pellicola si costruisce su una catena di tensioni, continui incidenti, conflitti professionali e ricatti affettivi, malintesi, ripicche, bisticci, piccoli disastri, che rischiano a ogni minuto di far precipitare la festa nella catastrofe più totale. Ma Max, come per miracolo, riuscirà a salvare la situazione e a condurre a buon fine la serata.
Come già avevano fatto con Quasi amici e Troppo amici, Oliver Nakache e Eric Toledano si affidano anche qui a schemi di narrazione e di messa in scena tipici della commedia di costume alla francese: sceneggiatura imbastita sul rispetto della concentrazione spaziale (un castello del XVII secolo e il suo parco) e temporale (dalle ore tarde del mattino all’alba del giorno successivo); ritmo allegro e sussultante, giocato sull’accumulo (di tipi umani, situazioni, gag, contrasti verbali) e su una costante progressione narrativa (che, con il suo flusso scomposto di entrate e uscite, mira all’iperbole, all’esasperazione parossistica, all’isteria dei comportamenti); battute taglienti, fitte di calembour e doppi sensi (che il doppiaggio non può che restituire in modo approssimativo); umorismo che si compiace talora del farsesco e del caricaturale (la figura dello sposo), ma che non arriva mai a essere veramente cattivo (lo sguardo dei registi è anzi sin troppo bonario e indulgente). Ne esce fuori un prodotto accattivante e furbesco, chiassoso e imperfetto, a tratti esilarante, talora sgangherato, mal rifinito (la parte finale, in particolare, alquanto accomodante e zuccherosa, lascia nello spettatore un’impressione di incompiutezza).
Realizzare un film ricco e populista, che mira al consenso delle grandi platee, comporta spesso imprevisti e problemi di non facile soluzione. Proprio come l’allestimento di una festa di matrimonio.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: C’est la vie. Prendila come viene
Regia: Eric Toledano e Olivier Nakache
Cast: Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Gilles Lellouche, Vincent Macaigne, Alban Ivanov
Durata: 117 minuti
Genere: Commedia
Distribuzione: Videa
Data di uscita: 1 febbraio 2018
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