“Domani” non è solo una parola del nostro vocabolario, ma è anche un dono che apre il cuore alla speranza.
La parola domani, resa forse banale dall’uso quotidiano, può essere invece motivo di grande gioia.
In uno di quei giorni in cui pensi, speri, ripensi a qualcosa che avresti potuto fare e non hai fatto, a qualcosa che avresti potuto evitare e non sei stata capace di prevenire, insomma in un giorno qualunque di questo mese, che ormai volge alla fine, e al termine di una giornata sempre uguale a tutte le altre, proprio in un momento in cui assolutamente non ti aspetti più nulla che non sia uno scambio della buona notte, proprio quando stai per spegnere la lucina fioca dell’abat-jour, senti in maniera chiara e distinta “domani”. Annarita ha detto per la prima volta la parolina “domani”. Sì, domani e il cuore comincia a battere forte forte. La fronte la senti all’improvviso bagnata di sudore, la mente piena di quella speranza che si impatta con due lacrime che anche loro scendono senza saperlo. Tutto in un attimo ti riempie di gioia e ti fa intravedere la possibilità che ci potrà essere anche per lei quello che pensavi si fosse perso così prepotentemente all’improvviso in quel 13 maggio di diciotto anni fa…
Ecco come una piccola e semplice parola come “ domani ” sia capace di sconvolgere i pensieri, di accendere la speranza nel cuore di una mamma che vive ogni giorno alla ricerca di un cambiamento di qualcosa che possa stravolgere la vita della sua unica creatura, che già riempiva la sua da prima di nascere.
Le giornate, i momenti, ogni istante vissuti da una mamma, in genere, oltre che da gioie sono riempiti da preoccupazioni, riserve, dubbi, sentimenti questi che, tutti insieme, si fondono in un unico significato: quello di “attenzioni” nel quotidiano di una mamma come me, che vive di continui sguardi profondi, di incontri con gli occhi della sua creatura per coglierne ogni piccolissimo cambiamento.
Proprio oggi rimanevo incantata nell’osservare mia figlia mentre masticava pian piano, come a voler gustare, capire, differenziare i sapori. Alla fine è lei che mi insegna il modo idoneo di mangiare, di gustare, di assaporare bene il cibo senza fretta. È lei che mi indica la strada da seguire insieme; è lei che con i suoi piccoli progressi mi invita a camminare adagio insieme lungo il sentiero della speranza con gli occhi illuminati dal sole.
Annarita è una ragazza disabile, ma ora so che il futuro è nel domani.
Mariabianca Pappacena