Le sale del Palazzo Ducale di Massa (Ms), ospitano, dal 10 al 20 marzo 2018, la mostra di Nanni Balestrini dal titolo “Vogliamo tutto”, curata da Mauro Daniele Lucchesi e Davide di Maggio.
Nanni Balestrini, scrittore, poeta, artista visivo, fin dagli anni Sessanta è al centro dei cambiamenti culturali nazionali. Tra gli animatori della stagione della neoavanguardia, ha fatto parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”.
La mostra, in occasione dei cinquant’anni dal ’68, riprende volutamente il titolo del libro cult di Nanni Balestrini ispirato ai fatti del cosiddetto «autunno caldo» del 1969, “Vogliamo tutto”.
In esposizione 50 opere inedite e non, di dimensioni variabili che, dai collage A3 alla grande tela di 700 x 500 cm, ricostruiscono l’atmosfera sociale e politica degli “anni di piombo” fino al periodo “reganiano”. Dal cupo susseguirsi di parole pesanti, piene di inquietudine, ai più colorati e apparentemente leggeri collage e gouache. Il primo è il decennio dei movimenti antagonisti, del femminismo, del terrorismo e degli scontri. Con il 1979 si inaugura la pesante ondata di repressione per la quale Balestrini e altri intellettuali si trasferiscono in Francia. Il contesto giornalistico di allora, attraverso lo sconvolgimento “balestriniano” della linearità narrativa, disvela la minaccia della fine dei sogni. L’immaginazione al potere si frantuma sotto il peso di parole sospese come maledizioni.
«Il lavoro di Balestrini – spiega Mauro Daniele Lucchesi – è senza mediazioni e senza giudizio. Se da un lato, i sacchetti di plastica spiegazzati e ricomposti dall’artista incarnano una fugace idea di progresso, i titoli dei quotidiani la disintegrano immediatamente perché i fatti vanno per conto proprio. La mostra “Vogliamo Tutto” vuole essere la sintesi delle illusioni umane e dell’incontrastato potere della rappresentazione mediatica. Le frasi e le lettere sminuzzate sono apocalittiche e leggere a un tempo. Possiamo affermare- – prosegue Lucchesi – che le opere di Nanni Balestrini hanno anticipato, come un monito, l’avvento della virtualità contemporanea e delle sue insidie».
La mostra è promossa dal Comune di Massa e si avvale della collaborazione della Fondazione Mudima di Milano.