La GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano ospita, dall’11 aprile al 17 giugno 2018, nelle sue sale al piano terra la mostra “Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa”.
L’esposizione presenta 16 lavori realizzati da 13 artisti e centrati su problematiche critiche legate alla loro macro-regione – Medio Oriente e Nord Africa – attualmente in rapida evoluzione e al centro di una diaspora di respiro internazionale.
Il titolo della mostra è ispirato all’opera “Ma una Tempesta Spira dal Paradiso” di Rokni Haerizadeh che consiste in un gruppo di opere su carta basate su immagini acquisite da mezzi di informazione di massa. Sovrapponendo alle fotografie di gruppi di persone strati di gesso, inchiostro e acquerello, l’artista trasforma i suoi soggetti in creature ibride, a metà tra esseri umani e animali, offrendoci una panoramica grottesca sulla decadenza della realtà contemporanea, come enfatizzata dai mass media.
Tra le altre opere viene esposta anche “Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance” di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, un’installazione di 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà.
Tra le opere che affrontano la tematica urgente della migrazione dei popoli e delle idee troviamo “Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito” di Gülsün Karamustafa che consiste in una composizione di trenta magliette bianche, taglia bambino, che l’artista ha chiuso ricucendole con del filo nero. L’opera vuole essere una riflessione sul dramma dei bambini che emigrano in Turchia, per i quali il passaggio sicuro nel paese e la successiva libertà di movimento rimangono una questione aperta.
Storie immaginarie e storia vera si intersecano in un video di Lida Abdul intitolato “In Transito”. In questo lavoro, un gruppo di bambini nelle vicinanze di Kabul gioca all’interno della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, tentando senza successo ma con infinito ottimismo di ripararlo con del cotone e delle corde. Il gruppo di ragazzi diventa un’allegoria dell’impossibilità percepita di ricostruire l’Afghanistan, ma anche dell’idea di Abdul per cui ’qualunque cosa è possibile quando tutto è perduto’.
Uno sguardo ibrido sul passato e sul presente caratterizza “Disarmo 1-10” di Ahmed Mater, dieci light box con fotografie che mettono in evidenza un paesaggio urbano soggetto a rapidi cambiamenti strutturali e sociali. Gli scatti sono stati realizzati dall’artista dalla cabina di pilotaggio di un elicottero militare saudita alla ricerca di pellegrini non autorizzati diretti alla Mecca.
In “Studi sul Patrimonio #10” di Iman Issa, il modello in rame di una colonna con una didascalia che recita “Colonna del Gran Colonnato della capitale di nuova fondazione” Samarra reinterpreta un oggetto storico in un contesto più intimo.
L’architettura sembra essere un elemento chiave nell’elaborazione del modernismo nella regione e risulta prevalente in diverse opere, fra cui “Senza Titolo-Ghardaïa” di Kader Attia. L’opera consiste in un modello in scala fatto di couscous di Ghardaïa, in Algeria i cui edifici tradizionali hanno influenzato il modernista Le Corbusier.
“Costruzione” di Susan Hefuna, attraverso i suoi nove disegni, allude sia a diagrammi cartografici che a schizzi di elementi architettonici.
“Corrimano di Banca” di Hassan Khan, è una riproduzione scultorea del corrimano esterno della Banca Misr, la prima banca statale in Egitto.
“Studio per un Monumento” di Abbas Akhavan, una serie di calchi in bronzo di piante native del sistema fluviale del Tigri e dell’Eufrate esposte su lenzuola bianche stese sul pavimento, propone invece idee alternative riguardanti la cultura e la diffusione dei monumenti pubblici.
Nella serie “Paesaggi Tremanti”, Ali Cherri presenta alcune mappe aeree stampate di Algeri, Damasco, Erbil, la Mecca e Teheran, che evidenziano linee di faglia responsabili di terremoti disastrosi e le accosta ad esempi di turbolenze politiche e di sviluppi architettonici.
Ergin Çavuşoğlu invita i visitatori a camminare su un disegno anamorfico posto a terra nella sua installazione site specific “Allevamento di Polvere”.
L’esposizione è l’ottava e ultima tappa del progetto MAP Global Art Initiative, frutto della collaborazione storica tra Museo Solomon R. Guggenheim di New York e UBS a sostegno dell’arte contemporanea e della formazione, ed è organizzata da Sara Raza in collaborazione con Paola Zatti e Omar Cucciniello.