A Torino, presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, dal 23 maggio al 26 agosto 2018 resteranno esposte le opere vincitrici e selezionate del Prix Pictet, l’importante premio fotografico internazionale dedicato al tema della sostenibilità.
Il Premio è assegnato annualmente da una commissione presieduta da Kofi Annan, già Segretario Generale delle Nazioni Unite.
«Le mostre collettive di CAMERA – ricorda il direttore Walter Guadagnini – uniscono sempre la qualità delle immagini esposte con la capacità di raccontare momenti cruciali della società: in questo caso è proprio il mondo che ci circonda a essere protagonista, è l’attualità più flagrante che viene proposta al pubblico attraverso lo sguardo particolare di alcuni dei maggiori fotografi attivi oggi a livello mondiale».
Il concetto di “sostenibilità” è stato declinato intorno al tema dello “spazio” inteso nelle sue varie accezioni, una visione volutamente ampia che ha portato i fotografi ad abbracciare i più diversi soggetti: la sovrappopolazione, la disputa territoriale, l’inquinamento atmosferico, lo spazio cibernetico, le malattie portate dal vento, gli uragani, così come la fragilità delle grandi aree selvagge del pianeta e la nostra tendenza a riempire lo spazio con spazzatura e molte altre cose.
«I lavori presentati per questa edizione del Prix Pictet – ha affermato Sir David King, presidente della Giuria – sono stati di uno standard eccezionalmente alto. La gamma di risposte creative dei circa 700 fotografi selezionati per il Premio è stata davvero notevole».
Dodici i finalisti: Mandy Barker (Regno Unito); Saskia Groneberg (Germania); Beate Gütschow (Germania); Rinko Kawauchi (Giappone); Benny Lam (Hong Kong); Richard Mosse (Irlanda); Wasif Munem (Bangladesh), Sohei Nishino (Giappone), Sergey Ponomarev (Russia), Thomas Ruff (Germania), Micheal Wolf (Germania), Pavel Wolberg (Russia).
I 100 mila franchi svizzeri del Premio sono andati al vincitore, il fotografo irlandese Richard Mosse; con la serie “Heat Maps”, attraverso una termo camera militare in grado di rilevare la presenza del corpo umano a oltre trenta chilometri, ha documento la situazione migratoria dei profughi in Europa, Medio Oriente e Africa. Le opere di Richard Mosse sono esposte a CAMERA insieme a quelle degli altri finalisti del Premio.