Il Palazzo Ducale di Sassuolo (MO) ospita, dal primo giugno al 2 settembre 2018, la mostra di Lawrence Beck (New York, 1962), dal titolo “Dialogo con l’antico“.
L’esposizione, curata da Martina Bagnoli, presenta 8 fotografie di grandi dimensioni dedicate ai giardini italiani, che dialogano con i capolavori di arte antica conservati nel palazzo.
Quello dei giardini è il tema cui Lawrence Beck si è dedicato negli ultimi cinque anni di lavoro e rappresenta il culmine della sua visione artistica che parte dal concetto tradizionale di fotografia come documento. In questo ciclo Beck si dedica al rapporto tra uomo e natura, concentrandosi su paesaggi in cui s’inseriscono alcuni dei capolavori più importanti dell’architettura italiana.
Il percorso espositivo, infatti, parte idealmente da Villa Pisani di Stra (VE) progettata da Andrea Palladio, per poi toccare Villa Bardini di Firenze, Villa Reale di Marlia (LU), Villa Lante di Viterbo che conserva uno dei più famosi giardini manieristi del XVI secolo, la settecentesca residenza di Villa Della Porta Bozzolo alle porte di Varese, Villa Sorra di Castelfranco Emilia, significativo esempio del barocchetto emiliano, per chiudersi a Palazzo Ducale di Sassuolo con la sua facciata barocca disegnata da Bartolomeo Avanzini.
Conosciuto per le sue fotografie di larghe dimensioni, Lawrence Beck da anni immortala paesaggi naturali illuminati da una luce diffusa e soffice che fotografa con il metodo tradizionale della pellicola, producendo così effetti molto diversi da quelli delle istantanee digitali.
L’amore di Beck per la natura ha radici lontane e inizia con le estati passate nelle Alpi italiane, sotto le pendici del Monte Rosa. Lo scenario selvaggio delle vette innevate, dei ghiacciai, delle praterie, delle formazioni rocciose, dei fiumi e dei torrenti alpini hanno nutrito nel seno dell’artista i primi semi della sua arte. In un certo senso, I giardini italiani e tutta l’opera più recente di Beck esprime il desiderio di fuga dalle grandi città alla ricerca di un santuario naturale. Tuttavia la natura che Lawrence Beck finisce per incontrare, spesso include una messa in scena calcolata e artefatta. La ricerca degli spazi aperti e selvaggi dei paesaggi alpini dell’infanzia lo conducono invece negli spazi curati e controllati dei giardini storici italiani.