Dagli scavi in corso a Pompei presso il cantiere della Regio V, dove di recente è stato rinvenuto lo scheletro di un fuggiasco colpito da un blocco di pietra che gli ha tranciato la parte alta del torace e la testa, sono emerse 20 monete d’argento e 2 in bronzo che erano contenute in una piccola borsetta che l’individuo stringeva al petto.
Tra le costole del torace erano difatti dapprima emerse 3 monete, via via, rimuovendo i resti della vittima che saranno portati al Laboratorio di ricerche applicate del Parco archeologico di Pompei, per il prosieguo delle indagini, è venuto fuori il prezioso bottino.
Probabilmente l’uomo fuggiva dalla furia eruttiva del Vesuvio, con la speranza di salvarsi e per questo portava con sé il piccolo tesoretto che gli avrebbe consentito di continuare a vivere.
Le monete sono allo studio dei numismatici che ne stanno definendo il taglio e il valore, mentre i resti decomposti della piccola borsa contenitore, saranno analizzati in laboratorio per definire il materiale.
Ad un primo esame sembrerebbe trattarsi di 20 denari d’argento e due assi in bronzo per un valore nominale di ottanta sesterzi e mezzo. Una tale quantità di monete poteva all’epoca garantire il mantenimento di una famiglia di tre persone per 14, 16 giorni.
Le monete hanno cronologia molto varia.
È stato possibile esaminare 15 monete, per la maggior parte repubblicane, a partire dalla metà del II secolo a.C. Una delle monete repubblicane più tarde è un denario legionario di Marco Antonio, comune a Pompei, con l’indicazione della XXI legio.
Tra le poche monete imperiali individuate, un probabile denario di Ottaviano Augusto e due denari di Vespasiano.