È stata inaugurata agli Uffizi di Firenze la nuova sala dedicata a Raffaello e Michelangelo. Le opere dei due geni del Rinascimento sono ora esposte insieme nella stessa grande sala numero 41 del corridoio di ponente, che fino all’ottobre 2016 ha ospitato i dipinti di Sandro Botticelli riallestiti in nuovi spazi.
Il nuovo allestimento intende far cogliere ai visitatori la diversità delle voci artistiche e gli scambi tra Raffaello e Michelangelo, che dal 1504 al 1508 erano contemporaneamente a Firenze.
Insieme all’adiacente Sala di Leonardo, che aprirà tra poche settimane, la nuova sala che riunisce i capolavori di Raffaello e Michelangelo celebra il periodo davvero unico nella storia dell’umanità, quando in città i più grandi artisti del mondo crearono le opere iconiche che oggi fanno parte dell’idea universale del Rinascimento in Italia.
La nuova installazione riporta alla luce il ruolo di committenti privati, come i Doni – oltre al Papa, gli unici committenti che riuscirono a strappare capolavori sia a Michelangelo, sia a Raffaello – e i Nasi, per i quali l’Urbinate dipinse la Madonna del Cardellino. Questo capolavoro, insieme alle altre opere del maestro, sale di nuovo al piano alto della galleria e si riunisce al Tondo Doni di Michelangelo, dipinto all’incirca nello stesso periodo. Al Tondo si affiancano i due ritratti di Maddalena e Agnolo Doni di Raffaello, giunti da Palazzo Pitti: in questo modo si ricostituisce il nesso storico tra opere volute da uno stesso committente e originariamente ospitate nello stesso palazzo, e si documenta inoltre la reazione dell’Urbinate a Leonardo da Vinci, le cui opere saranno esposte a breve nella vicina sala 35.
«La nuova installazione sostituisce all’esibizione paratattica di capolavori isolati e feticizzati il principio del dialogo tra le opere, gli artisti e i loro committenti – afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt -, e invita gli spettatori a scoprire e ripercorrere gli scambi artistici tra i grandi del passato. Per questo motivo entra in scena una terza personalità che grazie al confronto con Raffaello riguadagna la propria voce da solista: Fra Bartolommeo (1473-1517), domenicano di San Marco e strettissimo amico del Sanzio, col quale dall’arrivo di quest’ultimo in città nel 1504 si instaura uno scambio intenso e ricco di conseguenze, che il visitatore infatti ora potrà ripercorre attraverso i quadri esposti».
Allo stesso tempo, il supposto Ritratto di Perugino attribuito a Raffaello da gran parte della critica, è spostato nella sala 27 per lo stesso principio di dialogo ideale tra opere e artisti, che sono evocati anche nelle loro sembianze, per farli sentire più presenti durante la visita.
Ne esce avvantaggiata anche la Galleria Palatina, il più importante nucleo di opere di Raffaello al mondo: invece di 11 in futuro ospiterà 12 opere dell’Urbinate. Grazie, infatti, al trasferimento dagli Uffizi del Ritratto di giovane con la mela, a Palazzo Pitti viene ad essere documentata anche la ritrattistica dell’ultimo periodo dell’artista a Urbino, rafforzando così il concetto all’origine della trasformazione della Sala del Saturno in uno spazio dedicato al Sanzio, che documenti lo sviluppo artistico del pittore attraverso tutte le fasi della sua biografia. Questo aspetto viene approfondito grazie alla ricollocazione, sempre nella Sala di Saturno, della Testa di Maria Maddalena di Pietro Perugino (1494), maestro di Raffaello. Anche il ritratto di Leone X è destinato a tornare a Palazzo Pitti – da dove fu tolto solo negli anni ’50 del Novecento – dopo il suo restauro attualmente in corso all’Opificio delle Pietre Dure. Sarà dunque un rientro in grande stile e un ricongiungimento con l’altro ritratto papale di Raffaello, Giulio II, che dagli Uffizi si trasferisce alla Galleria Palatina e che sarà possibile ammirare fin da subito, nella parete già occupata da un cinquecentesco Ritratto di scultore destinato al nuovo allestimento degli autoritratti e ritratti di artisti agli Uffizi (dove sarà anche l’Autoritratto del Sanzio).
La Sala di Saturno alla Palatina diventerà in questo modo una specie di mostra permanente di dipinti di Raffaello: attraverso capolavori assoluti, al racconto dello sviluppo stilistico dell’artista nell’arco della sua intera carriera si aggiungerà una lettura unica e inedita, dedicata alla ritrattistica per così dire “curiale” dell’Urbinate, con ben quattro capolavori che contano il ritratto tardo di Giulio II, quello dell’umanista volterrano Fedra Inghirami insieme al papa suo patrono Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, e quello del Cardinal Bibbiena.
Il progetto del restauro e della risistemazione della sala di Raffaello e Michelangelo è stato offerto dagli Amici degli Uffizi e dai Friends of the Uffizi Galleries, associazioni senza fini di lucro interamente dedicate al sostegno, alla tutela e alla valorizzazione delle Gallerie degli Uffizi.