“Camera pop. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co” è il titolo della mostra che, dal 21 settembre 2018 al 13 gennaio 2019, è aperta al pubblico presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, a cura di Walter Guadagnini.
L’esposizione ripercorre la storia della trasformazione del documento, fotografico nello specifico, in opera d’arte, giunta al culmine negli anni ’60 e presenta oltre 120 opere tra quadri, fotografie, collages, grafiche, che illustrano la varietà e la straordinaria vivacità di questa grande vicenda.
La Pop Art è stata un fenomeno mondiale, esploso negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Europa, e diffusosi rapidamente anche nel resto del mondo «che ha rivoluzionato – afferma Walter Guadagnini – il rapporto tra creazione artistica e società, registrando l’attualità in modo neutro, fotografico, adottando gli stessi modelli della comunicazione di massa per la realizzazione di opere d’arte. In questo senso, la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non solo una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca».
È sufficiente pensare al più celebre e celebrato rappresentante di questa tendenza, Andy Warhol, le cui opere derivano, per la grande maggioranza dei casi, da fotografie (la celeberrima “Marilyn”, la serie delle “Sedie elettriche”, tutti i ritratti alle celebrità del tempo), e che ha scattato migliaia di fotografie, conferendo alla riproduzione meccanica della realtà un ruolo centrale nella definizione della sua poetica.
Ma si può anche ricordare l’opera di Richard Hamilton “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing” del 1956, che è in mostra. Così come in Italia il più celebre rappresentante di questa tendenza, Mario Schifano, ha sempre operato attraverso e con la macchina fotografica.
Allo stesso tempo, l’affermazione della cultura Pop ha liberato energie sorprendenti anche all’interno del mondo dei fotografi, che si sono misurati direttamente non solo con il panorama visivo contemporaneo, ma anche con le logiche della trasformazione del documento in opera d’arte.
Tra i protagonisti presenti in mostra, oltre a quelli già ricordati, si possono citare gli americani Robert Rauschenberg, Jim Dine, Ed Ruscha, Joe Goode, Ray Johnson, Rosalyn Drexler; gli inglesi Peter Blake, Allen Jones, Joe Tilson, David Hockney, Gerald Laing, Derek Boshier; i tedeschi Sigmar Polke, Wolf Vostell; gli italiani Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Franco Angeli, Umberto Bignardi, Gianni Bertini, Claudio Cintoli, Sebastiano Vassalli e tanti altri.
Tra i fotografi, si sottolinea la presenza di Ugo Mulas – cui viene dedicata un’intera sala, dove sono esposte le serie realizzate negli Stati Uniti e quella della Biennale di Venezia del 1964 – e di Tony Evans, fotografo dei protagonisti della Swinging London dei primissimi anni Sessanta.
La mostra si avvale di prestiti provenienti da istituzioni italiane e straniere, da collezioni e fondazioni private.