Nato come registrazione dal vivo eseguita nel 1992 dall’orchestra tedesca Ensemble Moderne, diretta da Peter Rundel, a Francoforte, Berlino e Vienna e pubblicato nel 1993, The Yellow Shark è l’ultimo album di Frank Zappa ed è considerato uno dei suoi massimi capolavori.
Peter Rundel, tra i più importanti direttori d’orchestra al mondo, a 25 anni dalla scomparsa di Frank Zappa, torna a dirigere musiche da The Yellow Shark per la prima volta da allora, e con l’Ensemble Giorgio Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scala.
Il tour, dopo aver toccato il Piccolo Teatro di Milano, arriva a Roma per il Romaeuropa festival il 10 ottobre 2018 all’Auditorium Parco della Musica e a Reggio Emilia il 12 ottobre al Teatro Valli nell’ambito del Festival Aperto. A Roma l’appuntamento sarà introdotto, alle 20.30, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, dal giornalista e critico musicale Ernesto Assante, per il ciclo di Talk di Robinson La Repubblica.
Portatore di un magistero direttoriale cresciuto in questi anni e da tutti riconosciuto, Rundel è in più insostituibile memoria storica dello spirito e delle concezioni performative assolutamente atipiche dello Shark. Per esempio nella messa a punto del sistema di presa del suono, che Zappa definì nei minimi dettagli per ciascuno dei 29 strumentisti.
Ben oltre la mera amplificazione, esso costituisce un vero e proprio valore compositivo coessenziale alla musica.
«Per lungo tempo ho pensato e sperato di dirigere di nuovo The Yellow Shark ma stavo aspettando il momento giusto. Questo perché ogni volta che mi veniva chiesto di ri-dirigerlo le condizioni poste non sarebbero mai state accettate da Frank Zappa – racconta il Maestro Peter Rundel -. Poco tempo per provare, poco tempo per preparare i musicisti e, molto importante, poca cura nella produzione tecnica sul suono. È fondamentale, per le creazioni di Zappa, avere la giusta dose di amplificazione e serve qualcuno che conosca la sua musica veramente, nel dettaglio. E questo tipo di condizioni, spesso, non potevano essere garantite per mancanza d’impegno da parte del committente. Ecco perché continuavo a esitare e rifiutare. Insieme all’Accademia Teatro alla Scala – continua il direttore d’orchestra – abbiamo potuto creare le condizioni, tecniche e lavorative, che soddisfacessero entrambi. È stato bellissimo seguire l’intera organizzazione di quest’esecuzione, lavorare con i musicisti e percepirne il grande entusiasmo. Era arrivato il momento di dirigere The Yellow Shark ancora una volta, le mie aspettative non erano state disattese. E credo che il risultato finale avrebbe di certo avuto l’approvazione dello stesso Frank Zappa».