Annagaia Marchioro è a teatro con lo spettacolo “Fame mia – Quasi una biografia”, scritto dalla stessa attrice in collaborazione con Gabriele Scotti.
Fame mia è uno spettacolo comico e poetico che parla di cioccolato e di desideri, di cibo e di ossessioni, di accettazione e di denutrizioni. È liberamente ispirato al romanzo di Amélie Nothomb “Biografia della Fame” (Voland edizioni), di cui cita alcuni dei momenti più alti sfocandone i contorni, fino a farlo aderire a un’altra storia, quella dell’autrice attrice.
Un percorso di formazione, dall’infanzia all’età adulta alla ricerca di sé, una strada piena di curve e di salite ma anche di prati su cui riposare. Dedicato a tutte quelle persone che non si sentono abbastanza belle, che non si sentono abbastanza amate, che non credono di bastarsi per essere felici.
«La storia di una donna che aveva fame, che aveva così tanta fame, da smettere di mangiare. Quella donna ero io ed era anche Amélie Nothomb, e i tanti Giada, Marika, Riccardo e altri infiniti nomi – afferma Annagaia Marchioro -. La fame è un paesaggio che ci accomuna tutti. Belli, brutti, storti, compiuti o incompiuti. La fame è un sentimento universale. La fame, ovviamente, non è solo di cibo, ma di amore, di vita, di storie, di riconoscimento».
La regia dello spettacolo è di Serena Sinigaglia. «È una storia umana, umanissima, alla quale finisci per aderire anche tu – afferma la regista -. È una storia di disturbi alimentari ma non parla di disturbi alimentari. Parla di fragilità e riscatto. Dolce, dolcissimo, umile e fresco riscatto. Un inno alla vita che ti riporta alla vita e ti fa sentire meno solo, meno spaventato, meno infelice. E di questi tempi non è poco, non è affatto poco».
Lo studio dello spettacolo è stato riconosciuto vincitore del premio “L’Alba che verrà” 2016 e del Premio “Giovani Realtà del Teatro” 2015 dell’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine.