“L’altro ‘900” è un programma che Rai cultura propone con ritratti inediti di scrittori che pur conducendo vite appartate, hanno segnato profondamente il nostro Novecento letterario.
Ciascun episodio racconta, con il contributo di testimonianze critiche, documenti d’epoca e materiali d’archivio inediti o rari, le pagine più significative e i luoghi della scrittura di questi protagonisti della letteratura italiana.
Al centro della puntata di lunedì 19 novembre 2018, alle ore 21.15, su Rai 5, il valore della testimonianza civile, politica e umana di Carlo Levi.
Carlo Levi – Il documentario
Il documentario su Carlo Levi è stato girato in parte ad Aliano, la Gagliano del capolavoro di Levi. Sono i luoghi che videro, tra il 1935 e il ’36, il medico-pittore confinato perché antifascista e fondatore di “Giustizia e Libertà”, il movimento di ispirazione gobettiana nato a Torino.
Ne parla la storica Anna Foa, figlia di Vittorio, che con Carlo Levi, Massimo Mila, Michele Giua e altri giovani intellettuali, subì l’arresto nella Torino antifascista. Destinato in un primo momento a Grassano, in Basilicata, Levi fu successivamente spostato ad Aliano perché considerato pericoloso per l’ordine pubblico nazionale. Da quella esperienza nacquero alcune delle pagine più appassionate della nostra storia letteraria e molti dei più intensi ritratti dell’arte del Novecento. Nella “cella senza muri del confino”, Levi imparò a conoscere e ad amare la gente di Aliano, i loro volti scuri, il loro dolore a volte rassegnato. Seppe ritrarla con fedeltà e rispetto e seppe scriverne. Non pensò mai di voler cambiare qualcosa di quella cultura contadina che lo aveva accolto, ma capì il valore del confronto e del rispetto tra mondi diversi.
È quanto raccontano nella puntata lo storico e critico della letteratura Giulio Ferroni e la storica dell’arte contemporanea Daniela Fonti. La questione del tempo e della memoria, nodo centrale nella vita dell’uomo, è anche l’elemento che maggiormente caratterizza la scrittura testimoniale di Carlo Levi, come osserva Giulio Ferroni. Per “trovare voce nella Storia”, cioè dignità, presenza, un popolo ha bisogno della sua memoria e soltanto testimoniando e tramandando la verità avrà la possibilità di restare nella Storia, di avere una identità nel tempo.
Ha scritto Vincenzo Consolo che la forza e la poesia delle pagine di Carlo Levi è “l’amore per tutto quanto è umano, acutamente umano, vale a dire debole e doloroso, cioè nobile”. La narrativa civile di Levi porta con sé il grande valore del documento e della testimonianza, il senso di giustizia, la difesa della dignità dell’uomo.
Accompagnati dal paesologo e scrittore Franco Arminio per le strade di Aliano, il sentimento di Levi parla ancora alle telecamere de “L’altro ‘900” e al pubblico con una straordinaria forza e attualità.
Alla morte dello scrittore, avvenuta a Roma il 4 gennaio 1975, tutta la cittadinanza di Aliano ha accolto con amore le sue spoglie e ad Aliano il medico, pittore, scrittore antifascista Carlo Levi riposa tra la gente che ha amato.
Carlo Levi – Cristo si è fermato a Eboli – Il film di Francesco Rosi
A seguire, subito dopo il documentario, alle ore 22.10, Rai Cultura propone il film “Cristo si è fermato a Eboli” tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Levi.
Un viaggio nel mondo contadino del Sud in epoca fascista firmato da Francesco Rosi con Gian Maria Volontè nei panni di Carlo Levi.
Il film ripercorre la storia di Levi e del suo confino in Basilicata nel 1935, imposto dalla dittatura fascista.
Quando Levi, scortato dai carabinieri, scende dal treno alla stazione di Eboli commenta così: “Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia”.
Il film descrive il viaggio del protagonista fino alla cittadina di Gagliano: qui Carlo inizia a fare piccole passeggiate giornaliere in compagnia del cane Barone e lentamente entra in contatto con la popolazione che finisce per imporre, tanto a lui quanto al podestà fascista, di esercitare la professione di medico. La sorella Luisa lo raggiunge e Carlo si trasferisce con lei in una casa dove la domestica Giulia si dedica a loro. Carlo comincia così a dedicarsi alla pittura, scambia qualche parola con gli abitanti, con il podestà, con il misterioso Don Trajella. La conquista dell’Abissinia gli riconsegna la libertà. Tornato a Torino carico di ricordi, Carlo scriverà un libro per ricordare questa esperienza.
L’opera di Rosi ha ricevuto il David di Donatello 1979 per Miglior Film e Miglior Regia.