A Milano, per il tradizionale appuntamento natalizio con l’arte di Palazzo Marino, Sala Alessi ospita quest’anno l’”Adorazione dei Magi“, capolavoro realizzato da Pietro Cristoforo Vannucci, meglio noto come il Perugino (Città della Pieve, circa 1450 – Fontignano, 1523). L’opera, concessa eccezionalmente in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, è datata intorno al 1475.
L’esposizione, aperta al pubblico dall’ 1 dicembre 2018 al 13 gennaio 2019, è curata da Marco Pierini, Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria.
La grande pala d’altare (olio su tavola, 242 x 180 cm) è attribuita al periodo giovanile del Vannucci e rappresenta il primo significativo impegno dell’artista a Perugia.
Il dipinto fu realizzato per la chiesa perugina di Santa Maria dei Servi e costituisce una delle opere più emblematiche per comprendere gli sviluppi dell’arte italiana nell’ultimo quarto del XV secolo.
Ricordata per la prima volta nell’edizione giuntina delle Vite (1568) dal Vasari, la sua attribuzione è stata a lungo dibattuta tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, a causa della complessità dei riferimenti culturali presenti nella tavola.
La definitiva risoluzione della questione attributiva si deve solo ad Adolfo Venturi (1911), il quale – sposando l’opinione del Vasari – assegna l’opera al Perugino giovane, riconoscendovi molti riferimenti eterogenei, tutti ugualmente importanti nella fase formativa del pittore: l’influsso di Verrocchio nei tipi fisionomici e nelle vesti quasi di lamina metallica, scandite in pieghe dai sottosquadri nettissimi; la conoscenza della pittura dei fratelli Pollaiolo nell’evidenza del rilievo e nella profusione di ornamenti rifulgenti; il ricordo di Piero della Francesca – suo probabile maestro – nell’albero collocato sullo sfondo in base ai canoni della sezione aurea, come nel Battesimo di Cristo già a Sansepolcro e ora alla National Gallery di Londra.
Il nome di Perugino, in seguito, non è stato messo in discussione e sono stati anzi individuati nessi sempre più stringenti con la produzione matura dell’artista: il paesaggio che si fa via via ceruleo verso l’orizzonte, secondo quanto teorizzato da Leonardo sulla prospettiva aerea; i volti giovanili e femminili cesellati, di diafana purezza; la capacità di dosare la luce e di scaldare con essa il colore.
Questi ultimi effetti si devono certamente ad una fondamentale innovazione di carattere tecnico che interessa la tavola, interamente a dipinta a olio.
Il riconoscimento nell’Adorazione dei Magi di un cripto-ritratto del Perugino si deve invece al Von Ruhmor (1827), che confronta l’effige del giovane in berretta rossa all’estrema sinistra della composizione con quella – invecchiata e appesantita, ma certamente corrispondente nei lineamenti – del certo autoritratto affrescato dal maestro ormai cinquantenne nel 1500 circa sulle pareti del Collegio del Cambio a Perugia.
Si tratta di un particolare importante, che ha agevolato sia l’attribuzione, che la datazione della tavola. L’età del pittore, stimata tra i 25 e i 30 anni, ha indotto, infatti, gli studiosi a collocare l’esecuzione dell’opera intorno al 1475.
L’Adorazione dei Magi è un’opera complessa e affascinante, che riassume tutte le suggestioni di cui Pietro poté nutrirsi durante gli anni di formazione trascorsi a Firenze nella bottega del Verrocchio, fianco a fianco con quelli che sarebbero stati, insieme a lui, fra i più grandi protagonisti dell’arte del Rinascimento, da Domenico Ghirlandaio a Sandro Botticelli, da Lorenzo di Credi a Leonardo da Vinci.
Accompagna la mostra un catalogo a cura di Marco Pierini, pubblicato da Silvana Editoriale.
Promossa da Comune di Milano e Intesa Sanpaolo – partner istituzionale – con il sostegno di Rinascente e patrocinata dal MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la mostra è coordinata da Palazzo Reale e realizzata insieme alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, con il supporto del Comune di Perugia e della Regione Umbria, in collaborazione con le Gallerie d’Italia di Piazza Scala. L’organizzazione è stata affidata a Civita.