Nella nuova sede di Spazio Paoletti a Bologna, dal 18 al 31 gennaio 2019, resterà aperta al pubblico la mostra “Nicola Tanzini. Tokyo Tsukiji“, curata da Benedetta Donato.
L’esposizione presenta 30 fotografie che costituiscono un vero e proprio racconto per immagini di uno luogo tra i più iconici della capitale nipponica: il mercato ittico più grande al mondo e che oggi non esiste più.
Il 6 ottobre 2018, dopo 75 anni dalla sua apertura, il mercato di Tsukiji è stato definitivamente chiuso per far spazio alle Olimpiadi del 2010 e dislocato a diversi chilometri più a est, nel quartiere di Toyosu.
In oltre due anni di lavoro, Nicola Tanzini ha scelto di cogliere il mercato ittico di Tsukiji in una veste inedita, ovvero nel momento di dismissione delle attività che precedono la chiusura, quando tutto finalmente si ferma e gli operatori possono sospendere l’attività lavorativa, già in corso dalle ore che precedono l’alba.
«Profondo conoscitore della realtà giapponese e della città di Tokyo in particolare – scrive Benedetta Donato -, Nicola Tanzini individua in Tsukiji il pretesto e l’adeguato contesto in cui inquadrare la narrazione della vita sintonizzandosi con un momento preciso, in quella dimensione specifica che la vede sospesa tra caos imperante, sforzo fisico e stress mentale».
Tanzini, si sofferma in particolare sull’area interna di Tsujiki (jonai shijō), il suo vero cuore pulsante, nel momento in cui si sta spopolando, e si concentra sui venditori di pesce, ripresi nella fase di scarico, sia fisico che mentale, dopo oltre dieci ore lavorative, caratterizzate da rumore assordante, dal continuo passaggio di mezzi meccanici specializzati, di migliaia di persone, tra clientela ordinaria e addetti ai lavori, che in queste immagini vanno via via scomparendo.
La preparazione frettolosa dell’ultima merce, la pulizia dei ferri del mestiere, il disallestimento dei banchi, lo spuntino ristoratore consumato in solitudine, gli occhi pesanti che si fanno riposare per qualche istante, la stanchezza che prende il sopravvento e trasforma un carrello in un improbabile talamo su cui sdraiarsi goffamente, le boccate di sigaretta come fossero di ossigeno, lo scambio di battute, la riappropriazione dello smartphone per connettersi nuovamente col mondo esterno, rappresentano quei piccoli riti prima di ricominciare la seconda parte della giornata, e che conducono lo spettatore a una visione diversa rispetto a quella solitamente associata a questo luogo.