Tre documentari in prima visione “I tre architetti”, di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, a cura di Michael Obrist, in onda da venerdì 18 gennaio 2019, alle ore 21.15, su Rai5.
Un appassionato viaggio nell’opera di tre grandi Maestri dell’architettura del Novecento, Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, Gio Ponti, per raccontare il profilo e il percorso professionale e raccoglierne l’eredità.
Alle riflessioni dello storico dell’architettura Francesco Dal Co, si intrecciano le parole e le testimonianze di alcuni tra i più grandi architetti italiani come Stefano Boeri, Mario Cucinella, Michele De Lucchi, Massimiliano Fuksas, Massimo Iosa Ghini, Matteo Thun, che si interrogano sulla ”lezione” lasciata dai tre Maestri, sul significato e sull’impatto delle loro opere nella cultura architettonica del XX secolo, rivisitandone le concezioni e reinterpretando oggi quelle visioni in un mondo contemporaneo che dal passato può ritrovare forme e modelli sostenibili.
Si parte con il grande ed eclettico architetto americano Frank Lloyd Wright, scomparso il 9 aprile 1959.
In primo piano la sua concezione di “Prairie house”, modello moderno e allo stesso tempo tradizionale, radicato fortemente nella cultura americana, che predilige l’estetica e l’uso della tecnologia rimanendo fedele ai fondamentali valori quali quello della famiglia, della sicurezza e della privacy.
Il progetto di “Broadacre City”, proposto da Wright nel 1934, doveva considerarsi un modello di urbanizzazione per una libera città: “la città dovunque e in nessun luogo”. Decentramento e urbanizzazione avrebbero costituito gli elementi fondamentali per un “riassestamento organico” della struttura sociale e civile americana. A ciascun cittadino doveva essere concesso un acro di terreno in modo che ogni famiglia potesse vivere nel verde.
La visione urbanistica di Wright, la visione di Broadacre City, raccoglieva in sé altri grandi miti americani quali la libertà, l’indipendenza, la proprietà e l’autonomia. La sua visione rimane forse la matrice-chiave di interpretazione della nuova suburbanità americana e la risposta alle utopie europee.
E ancora, il concetto di “architettura organica”, pilastro della visione di Wright, su cui progetterà e costruirà molte opere nel corso della sua vita e “Fallingwater”, la casa sulla cascata, quella che rimane il paradigma del suo pensiero di architettura organica, del suo rapporto tra il costruito e la natura.
Infine l’opera forse più celebre: il Guggenheim Museum di New York, una delle più grandi opere del XX secolo.