Quadri da stanza, di soggetto sacro, contrapposti a opere di soggetto profano: in “La vera natura di Caravaggio”, in onda venerdì 5 luglio 2019 alle ore 21.15 su Rai5.
Il professor Tomaso Montanari racconta le principali opere del Merisi, legate a vicende del Nuovo o dell’Antico Testamento, il cui filo conduttore è quello dell’amore di Dio per gli uomini in contrapposizione alle opere in cui l’artista fa prevalere l’amore terreno.
Caravaggio torna a San Luigi de’ Francesi per la pala d’altare con San Matteo e l’angelo. Ma il quadro non piace, non ha “decoro”, e finisce tra le opere di Vincenzo Giustiniani. Caravaggio ne dipinge un altro e sarà un successo. Aristocratici, cardinali e prelati gli chiedono opere per le proprie collezioni. Nascono così una serie di quadri da stanza, costruiti con mezze figure, di soggetto sacro: Il sacrificio di Isacco degli Uffizi, dipinto per Maffeo Barberini; la Cattura di Cristo di Dublino, dei Mattei; e l’Incoronazione di spine di Vienna, per Vincenzo Giustiniani.
Proprio il marchese aveva chiesto a Caravaggio altre tele, poi passate nelle mani del re di Prussia, finite a Berlino e andate distrutte nel 1945, come il Cristo sul monte degli ulivi. Si conservano invece, in Germania, altre due tele del Giustiniani, dove il pittore mette al centro della sua arte il corpo umano: quello ferito di Cristo nell’Incredulità di Tommaso; e quello giovane e provocante di un Amore vincitore, un amore profano ritratto nell’atto di sconfiggere ogni cosa. Un’allegoria, che ha però delle forme reali: è il corpo di Cecco del Caravaggio, amico, modello del Merisi, per cui ha posato altre volte: come San Giovannino, ad esempio, in una tela che è oggi ai Musei Capitolini.