È il siberiano Vadim Repin, protagonista del concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai tenutosi a Torino nel novembre 2019 e proposto in prima Tv su Rai5 giovedì 13 febbraio 2020 alle ore 21.17.
Un atteso ritorno per il grande violinista russo che, dopo il debutto nel 1995 a soli 24 anni con il Concerto in mi minore op. 64 di Mendelssohn-Bartholdy, è tornato a esibirsi con l’Orchestra Rai altre quattro volte: nel 2005 con il Concerto in re minore op. 47 di Sibelius, nel 2006 con la Symphonie espagnole di Lalo, nel 2011 con il Concerto in re maggiore op. 35 di Čajkovskij e il cameo nel ruolo del violinista cieco in Mozart e Salieri di Rimskij-Korsakov, e nel 2013 con il Concerto “Alla memoria di un angelo” di Berg.
A soli diciassette anni, si impose come il più giovane vincitore del Concorso Reine Elisabeth di Bruxelles, Vadim Repin ha conquistato la scena internazionale in tenerissima età. Insignito del Victoire d’Honneur per la dedizione di una vita alla musica e nominato Cavaliere dell’Ordine francese delle Arti e delle Lettere nel 2010, ha collaborato con le formazioni e i direttori più importanti al mondo.
Vastissima e pluripremiata è anche la sua discografia, che include le incisioni dei concerti per violino dei compositori russi Šostakovič, Prokof’ev e Čajkovskij. Alla carriera concertistica trentennale affianca la direzione artistica del Festival Transiberiano delle Arti, che ha fondato nel 2014 a Novosibirsk, sua terra d’origine.
In apertura di serata Vadim Repin interpreta due classici della letteratura violinistica senza tempo. Il primo è il Concerto n. 1 in re maggiore per violino e orchestra op. 19 di Sergej Prokof’ev. Pagina giovanile composta a San Pietroburgo nel 1917 ed eseguita solo sei anni dopo a Parigi a causa della guerra, ha un carattere decisamente lirico che mette in risalto tutte le possibilità tecniche ed espressive dello strumento solista.
Il secondo è l’Introduzione e Rondò capriccioso in la minore per violino e orchestra op. 28 di Camille Saint-Saëns. Scritto per il virtuoso Pablo de Sarasate, che lo eseguì per la prima volta nel 1867, è un brano di grande piacevolezza melodica in cui gli effetti del più acrobatico virtuosismo si uniscono a una chiarezza di scrittura cartesiana.
Sul podio dell’Orchestra Rai il giapponese Kazuki Yamada, al suo ritorno dopo i concerti del 2018. Direttore principale e artistico dell’Orchestra Filarmonica di Monte Carlo e Direttore ospite principale della City of Birmingham Symphony Orchestra, in Giappone è Direttore ospite principale della Yomiuri Nippon Symphony Orchestra, Direttore stabile della Japan Philharmonic, Direttore musicale e principale del Coro Filarmonico di Tokyo e Direttore musicale della Yokohama Sinfonietta, ensemble fondato da lui stesso quando ancora era studente. Collabora regolarmente con formazioni quali la Staatskapelle di Dresda, la Philharmonia di Londra e l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo.
In chiusura di serata propone la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 detta “Scozzese”, l’ultima composta da Felix Mendelssohn-Bartholdy fra il 1841 e il 1842. Concepita a Edimburgo durante il viaggio compiuto tredici anni prima in Inghilterra – epoca dei primi entusiasmi per la maestosa natura nordica, la poesia ossianica e i romanzi di Walter Scott – è una sinfonia di malinconia sognante in cui sono evocati i paesaggi e le brume di Scozia che tanto affascinarono il musicista.
La regia televisiva è di Ariella Beddini.