È un omaggio al fotoreporter siciliano Calogero Cascio la mostra fotografica in programma al Museo di Roma in Trastevere che resterà aperta al pubblico dal 6 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022.
L’esposizione, curata da Monica Maffioli, con la collaborazione di Natalia e Diego Cascio, figli dell’artista, ripercorre, attraverso una serie di oltre 100 tra stampe fotografiche originali d’epoca e stampe recenti da negativi originali, il suo impegno e la qualità professionale nel testimoniare un racconto visivo di quasi vent’anni di storia fatta di uomini, luoghi ed eventi, e offre anche l’opportunità per apprezzare una personalità sagace, ironica, pronta al confronto, attiva nel contribuire al dibattito sulla cultura fotografica nazionale.
Stabilitosi a Roma nel 1949, dopo gli studi universitari e una breve carriera di medico nelle borgate romane, Cascio sceglie la professione di fotoreporter ed entra in contatto con il mondo dell’editoria che aveva visto la nascita, nel dopoguerra, di importanti periodici illustrati come “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio dal 1949 al 1966, e “L’Espresso”, fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari.
Molte sono le immagini di Cascio pubblicate su “Il Mondo” tra il 1957 e il 1966, oggi conservate nel fondo fotografico del settimanale presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alcune delle quali esposte in questa mostra, costituendo uno dei principali “corpus” fotografici dell’autore siciliano, oltre all’archivio dello stesso Cascio.
Con i fotografi Caio Garrubba, Antonio e Nicola Sansone condivide l’ideale del reportage giornalistico come azione “politica” e, insieme a loro, fonda nel 1963 l’agenzia RealPhoto, contribuendo con Ermanno Rea, Plinio De Martiis, Franco Pinna alla “scuola romana” del fotogiornalismo.
La sua indagine “sociale” e la tensione di testimone degli eventi lo portano a esplorare non solo le strade e le campagne della Sicilia e le aree periferiche di Roma e di molte altre realtà italiane, ma lo conducono a indagare anche i territori oltre confine, a visitare a lungo molti Paesi del medio e dell’estremo Oriente – Israele, Egitto, Vietnam, India, Nepal, Laos, Thailandia – e del Sudamerica – Brasile, Perù, Colombia, Venezuela –, riportandone delle narrazioni visive, delle “storie per immagini” di impronta antropologica, sociologica e politica, caratterizzate però da uno sguardo empatico, capace di cogliere in ogni contesto il valore universale dell’uomo.
Spesso accompagnati da suoi testi, i servizi fotografici di Cascio trovano spazio nei più importanti quotidiani e periodici americani ed europei degli anni Sessanta e Settanta come “New York Times”, “Life”, “Look”, “Stern”, “Paris Match” e, in Italia, “L’Europeo”, “La Stampa”, “Paese Sera”, distinguendosi per la loro volontà di denuncia delle diseguaglianze sociali, della condizione degli ultimi.
L’ideale di “un cambiamento radicale delle strutture della società” lo porta a collaborare con “Vie Nuove”, periodico legato al Partito Comunista Italiano, così come con “Famiglia Cristiana”, ma soprattutto nutre il racconto dei suoi quattro fotolibri: Lazzaro alla tua porta, pubblicato nel 1967 con l’amico Garrubba, Quando io grido a te, del 1973 e con i testi di Ettore Masina, con il quale l’anno successivo pubblica Quando dico Speranza, e, infine, nel 1975, Vangelo a caso. Qui la fotografia diventa lo strumento per una narrazione visiva che riconosce nelle diverse condizioni di vita dell’uomo, nei divari sociali e nella sofferenza, il grido inascoltato dell’insegnamento cristiano.
L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ed è organizzata da Zètema Progetto Cultura.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale.