Nei dipinti di Sybilla Serena Laballe vi è uno stile religioso-visionario che intende esaltare la certezza della presenza di Dio nelle leggi dell’universo e della vita (Cristo cosmico, 2004), in essi vi sono segni di natura grafico-pittorica che portano a cogliere l’invisibile (Portale, 2018; Luce di Misericordia, 2018), cosa che è imprescindibile in un mistico (San Francesco, 2002). Infatti questa pittrice mi sembra vada, come un fisico quantistico o un neuroscienziato, alla ricerca delle prove di un ordine là dove sembra esista il caos (Sapienza, 2017).
La risultante delle sue composizioni cattura chi le osserva, il quale le vede come significanti di fenomeni che si aprono in una vasta prospettiva rivelatrice dell’avvenire (Dio e io, 2002; Madre, 2003), come parola investita di autorità divina pronunciata in pubblico in funzione di presagio (Incarnazione, 2015).
Nelle opere di Sybilla Serena Laballe vi è, per chi sa ben leggervi, simbolismo del corpo umano, cosmologia quantistica, teorie dell’universo, astrofisica, fisica della particelle, certezza che il tempo esiste dove c’è la materia e che esso attiene all’uomo e non a Dio, che è onnipresente in termini spaziale e temporale.
Pur essendo coscienti delle differenze culturali e sociali dei fruitori di un’opera d’arte, e della polisemia che essa può presentare, un risultato appare certo, Sybilla Serena Laballe attraverso la sua arte tende a stimolare il colloquio tra i leaders delle diverse religioni e delle diverse denominazioni cristiane.
Rinaldo Longo