In un sonnolento villaggio della Repubblica Ceca, durante le feste pasquali, un furgone si schianta contro la fontana della piazza, ferendo un padre di famiglia. L’autista si dilegua senza lasciare traccia. Bronya, il comandante dei vigili del fuoco, un individuo segnato dalla recente perdita dell’amata consorte, è convinto che si tratti di un attentato terroristico islamico e lancia i suoi uomini a caccia dei colpevoli. Tra i più attivi nella ricerca c’è Standa, un giovanottone goffo e paffuto, che nutre un grande rispetto per il suo superiore, vedendo in lui una sorta di padre sostitutivo. Si verrà a scoprire che il presunto attentato altro non era che un banale incidente dovuto all’ubriachezza.
L’obiettivo dichiarato del film è quello di esplorare i meccanismi attraverso cui si crea e si alimenta la paura verso il diverso, lo straniero, paura irrazionale a cui fa da specchio la disinformazione che trae alimento dalle più balzane teorie complottiste (l’aceto utilizzato da Standa per sanificare l’aria dai veleni delle scie chimiche). Un argomento indubbiamente impegnativo, che però Adam Rybansky, giovane regista qui al suo esordio nel lungometraggio, ha scelto di trattare con mano leggera, evitando la trappola della retorica urlata, per privilegiare un tono sottilmente ironico e allusivo, memore delle commedie rurali dei tempi che furono.
Di fatto Somewhere Over the Chemtrails affonda le proprie radici nella tradizione della Nová Vlna praghese degli anni Sessanta, da cui recupera i ritmi pacati e svagati, la pulizia e semplicità di scrittura, così come una certa propensione al bozzettismo. Si pensi inoltre al trattamento affettuoso e indulgente riservato ai personaggi: come già avveniva nei primi lavori di Forman o di Passer, anche qui protagonisti e comprimari conservano tutti, anche quelli che come Bronya appaiono oberati da pregiudizi xenofobi, un’aria di arguta, sorridente bonomia.
Il contesto ambientale (un minuscolo paesino della Moravia a cui Rybansky ha conferito un’ironica evidenza visiva) conserva qualcosa dell’heimat della tradizione tedesca.
Nicola Rossello