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“Attraversando la Storia. Il mondo artistico di Flavio Costantini”, mostra a Genova Nervi

Flavio Costantini, Titanic. Second Class Grand Staircase, 1984, Tempera, 54x65 cm, Collezione privata
Flavio Costantini, Titanic. Second Class Grand Staircase, 1984, Tempera, 54×65 cm, Collezione privata

Flavio Costantini (Roma 1926 – Genova 2013) non è mai apparso veramente interessato a una rappresentazione credibile dello spazio. Il suo virtuosismo lo induceva a sperimentare soluzioni prospettiche quanto mai arrischiate, che, giocando sull’incrocio ardito di piani diversi, miravano a rimarcare la bidimensionalità della composizione (la cui intera superficie veniva a essere stipata da figure, architetture, oggetti minuti, secondo una logica squisitamente accumulativa: si pensi al drammatico affastellamento de I Fasci siciliani). Era l’attenzione meticolosa verso il dettaglio storico esatto, la cura per la ricostruzione fedele dell’atmosfera dell’epoca, a guidare la mano dell’artista. Il quale artista, nell’impostazione delle sue opere, inseguiva altresì accuratezze, finezze e preziosismi ornamentali: fraseggi grafici orientati verso un decorativismo limpido e cristallino, memore, in qualche misura, pur nello stile individuale e inconfondibile e riconoscibilissimo del pittore, del vocabolario Art Nouveau. Il ricorso a campiture di colore omogeneo, ma soprattutto l’uso insistito di una linea arabescata e la fermezza rapida e nervosa nel marcare e stilizzare i contorni delle figure attraverso un tratto nero, deciso, richiamano alla memoria il linguaggio figurativo fin de siècle.

La rassegna in corso in questi gioni alla Wolfsoniana di Genova Nervi (curatori Anna Costantini, Matteo Fochessati e Anna Vyazemtseva; visitabile sino al 3 novembre 2024) ci consegna un artista di prim’ordine, dotato di grandi doti narrative, la cui attività è venuta a concentrarsi attorno ad alcuni significativi cicli pittorici. Il più noto dei quali, quello per cui Costantini è a tutt’oggi conosciuto da un vasto pubblico, resta sicuramente il ciclo dedicato agli anarchici. La serie, ispirata a vicende cruente che hanno insanguinato i decenni a cavallo tra l’Ottocento e il secolo successivo, copre gli anni Sessanta e Settanta della produzione del maestro e conta un buon numero di immagini di tersa drammaticità, in cui la truculenza dell’episodio descritto viene a essere decantata dalla gradevolezza e dall’eleganza delle forme (Gaetano Bresci. Monza, 29 luglio 1900; Giovanni Passannante. Napoli, 17 novembre 1878; Sante Caserio. Lione, 24 giugno 1894; Luigi Luccheni. Ginevra, 10 settembre 1898; Gino Lucetti. Roma, 11 settembre 1926; Nestor Makhno. Ucraina, 1919-21; Chicago, 3 maggio 1886; Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti…).

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Il tema della violenza e della morte, già presente, del resto, nelle opere dedicate alla tauromachia, realizzate alla fine degli anni Cinquanta in seguito a un viaggio dell’artista in Spagna, domina altresì le serie degli anni Ottanta che illustrano l’affondamento del Titanic (Titanic. Second Class Grand Staircase; Titanic. Promenade; Titanic. Boat Deck), l’eccidio della famiglia Romanov (Casa Ipat’ev. Stanza del massacro; Casa Ipat’ev. 16-17 luglio 1918), la tragedia del ghetto di Varsavia (Ghetto di Varsavia; Ghetto di Varsavia. Quadrivio VI). Sono opere in cui è possibile cogliere un significativo mutamento di registro. Le composizioni non hanno qui più nulla di convulso, di concitato, di febbrile. La figura umana viene accantonata, a tutto vantaggio della silente, attonita esplorazione degli spazi in cui il dramma si è consumato (o sta per consumarsi). Spazi che assumono, talora, tratti surreali, labirintici, piranesiani. È stato fatto notare come in questi lavori emerga in Costantini un progressivo distacco da quelle che erano state, nei decenni precedenti, le speranze di riscatto sociale affidate all’ideologia libertaria. Sono subentrate, nell’artista, una sorta di malinconia rassegnata, priva di certezze, e, insieme, una pietas dolorosa nei confronti delle vittime della Storia. “Non mi sono più interessato a chi uccide e perché – scriveva in quegli anni Costantini ad Arturo Schwarz –, ma solo alla morte che poi è il nostro misterioso naufragio, l’unica realtà inoppugnabile”.

La figura umana tornerà prepotentemente alla ribalta nei ritratti di uomini illustri (poeti, filosofi, esploratori) realizzati sempre a partire dagli anni Ottanta. Tutti noi ricordiamo la bella serie dedicata agli scrittori che avevano collaborato con il “Corriere della Sera”: immagini in cui l’identificazione del personaggio raffigurato avveniva anche attraverso “le cose, gli oggetti, i simboli di una vita vissuta, ma più spesso scritta” (Leonardo Sciascia). Può destare stupore che il ritratto, genere che Costantini ha praticato con assiduità, sia assente nella selezione delle opere presenti in mostra. Ma i curatori della rassegna hanno operato una scelta precisa: quella di focalizzare il percorso espositivo sulla lettura della Storia così come essa emerge nel mondo dell’artista.

Nicola Rossello

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