Quello che colpisce in Riccardo Guasco, in arte Rik – uno tra i più felici e apprezzati illustratori del panorama italiano contemporaneo (ha spaziato dalle arti applicate alla pubblicità, all’editoria; vanta collaborazioni importanti con riviste di prestigio, dal “New Yorker” all’”Espresso”) – è la scattante impaginatura formale, imbastita su tinte piatte e sgargianti e sulla leggerezza e sicurezza della linea. Le sue invenzioni compositive trasmettono un’impressione di festosa energia, intensificata dall’utilizzo di combinazioni cromatiche sofisticate e incandescenti, talora volutamente dissonanti. L’immaginazione creativa dell’artista si nutre di un alfabeto iconografico giocoso e gioioso, dove l’attenzione al mondo dell’infanzia e della fantasia popolare si associa al gusto sin compiaciuto della citazione colta. L’attitudine a omaggiare e rielaborare in uno stile autonomo e personale le invenzioni del Depero più ludico e innovativo, così come i richiami alla cartellonistica pubblicitaria del primo Novecento (quella di Marcello Dudovich e Mario Puppo in primis), è declinata secondo una sottile intenzione evocativa e assume talora le forme di un malinconico (e ironico) rimpianto del tempo che fu.
Ed è proprio il tempo felice e spensierato degli amori estivi della nostra giovinezza il nucleo tematico principale intorno a cui è stata allestita la mostra attualmente in corso alla Galleria G. F. Grasso di Chiavari (visitabile sino al 28 luglio 2024; curatrice Laura Olivieri). Sono esposte una quarantina di illustrazioni, che, accanto alla serie di locandine realizzate per gli spettacoli del Teatro Comunale di Bologna, ripropongono alcuni tra i motivi più frequentati e cari all’artista: il ciclismo, innanzi tutto, tema che lo ha fatto conoscere al grande pubblico (La mitica, A tratti Astratto 58); e poi gli affettuosi ritratti di cani randagi (Filippo, Mirko, Mark, Diana), i paesaggi visionari e stranianti, liberi da suggestioni logiche (La casa alla fine del mondo, La baia del silenzio).
E gli amori estivi, appunto: oltre all’illustrazione eponima, scelta come emblema della mostra, troviamo L’estate è finita, L’apostrofo verde, Ho perso la testa per te, Siamo soli, Mari e monti… Amori rivissuti nelle forme di quella poetica della nostalgia che tanta parte sembra avere assunto nelle arti figurative (e nel cinema) del nostro tempo.
Nicola Rossello
Alcune opere in mostra di Riccardo Guasco
Foto di Luca Rossello