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“Impression, Morisot” – Mostra a Genova

Berthe Morisot (1841-1895), Ragazza in un parco, 1893, Olio su tela, 90 × 81 cm, Tolosa, Musée des Augustins ©2024. Ph Josse/Scala, Firenze
Berthe Morisot (1841-1895), Ragazza in un parco, 1893, Olio su tela, 90 × 81 cm, Tolosa, Musée des Augustins ©2024. Ph Josse/Scala, Firenze

“Berthe Morisot era un’oscura bellezza baudeleriana,
enigmatica, molto cortese e furiosamente indipendente”
(Véronique Bouruet-Aubertot)

In uno dei più celebri dipinti di Édouard Manet, Il balcone, un’opera esposta al Salon del 1869 in cui il maestro francese dialoga con il verismo di Goya, Berthe Morisot pare immersa nei propri pensieri, disinteressata a quanto sta accadendo intorno a lei. Nell’espressione assorta, quasi distratta, dei suoi grandi occhi neri e profondi è possibile leggere una sfumatura di lieve malinconia. È un’immagine assai intensa, che testimonia del profondo legame di amicizia tra Manet e la giovane pittrice ancora in erba, che fino a qualche anno prima seguiva le lezioni di Corot. Un sodalizio che avrebbe avuto un peso fondamentale sulla formazione della Morisot.

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Negli anni successivi Manet l’avrebbe ritratta a più riprese – una consuetudine che si sarebbe interrotta solo dopo il matrimonio di Berthe con il fratello di lui, Eugène – e guidata nel suo percorso di maturazione artistica. L’adesione della Morisot alla poetica dell’impressionismo è da attribuire in larga misura all’influenza che il pittore di Olympia ebbe sulla sua allieva. (Un rapporto, per certi versi, vicendevole, ché sarà proprio l’allieva a trasmettere poi al maestro la propria passione per la pittura en plain air…).

Nel 1874 Berthe sarà l’unica donna presente, con una decina di suoi lavori, alla mostra inaugurale del movimento che si tenne a Parigi nello studio del fotografo Nadar. Paradossalmente, a quella storica esposizione che segnò l’atto di nascita ufficiale dell’impressionismo, non volle aderire Manet, il quale si mostrerà anche in seguito sempre restio ad associare le sue opere a quelle degli altri interpreti della nouvelle peinture.

Nel frattempo la Morisot era giunta al periodo della perfetta maturità, avendo ormai acquisito una sensibilità propria e una propria personale cifra stilistica, nonché un’iconologia peculiare, privata. La vicinanza e i rapporti fecondi con Renoir, Monet, Degas, Fantin-Latour, Puvis de Chevanne, il sostegno di autorevoli critici come Mallarmé, la rafforzeranno nelle sue scelte. Per un lungo ventennio (l’artista morirà nel 1895, a soli 54 anni) la Morisot sarà uno dei nomi di spicco della scena figurativa francese della Terza Repubblica.

Marianne Mathieu, la curatrice della rassegna attualmente in corso a Genova nelle sale del Palazzo Ducale (visitabile sino al 23 febbraio 2025), nel fornire al pubblico una lettura attenta e consistente della vita e della carriera della Morisot, ha inteso nel contempo soffermarsi sui soggiorni in Riviera dell’artista compiuti negli inverni 1881-1882 e 1888-1889, e interrogarsi sull’influenza che la luce del Mediterraneo ebbe sull’evoluzione del suo stile. Di fatto, una particolare armonia e morbidezza sembra insinuarsi nei soggetti naturalisti affrontati in quegli anni, caratterizzati da una pennellata ariosa e disinvolta, sensibile alla luce e al vibrare dell’atmosfera (La spiaggia di Nizza, Villa tra gli aranci, Sotto l’arancio, Barca illuminata…).

Accanto all’interesse per la pittura di paesaggio, un genere a cui la Morisot si dedicò in modo assiduo per tutta la sua carriera, l’artista condivideva con gli altri impressionisti il gusto delle scene di vita contemporanea. La sua è una pittura che, attraverso l’osservazione diretta, cerca la via della cronaca quotidiana e familiare, e predilige il mondo femminile. A occupare imperiosamente la scena, nei suoi quadri, sono le donne, spesso vicine all’artista (la sorella Edma, lei pure aspirante pittrice; la madre; la figlia Julie), colte in momenti di intimità, intente alle loro quiete occupazioni domestiche entro interni borghesi di solida, rassicurante eleganza (la Morisot apparteneva a una famiglia altolocata). In altre occasioni gli stessi personaggi sono raffigurati nei luoghi d’incontro e di piacere della vita sociale parigina: i salotti, i teatri, le sale da ballo. Più spesso ancora nei luoghi all’aperto: nei giardini, nei parchi, in mezzo al verde dei prati o della campagna francese.

Particolarmente esemplificativi delle scelte dell’artista, sono i suoi ritratti. È la sezione più accattivante della mostra: Ragazza in un parco, in cui il personaggio effigiato (l’espressione del volto è atteggiata, di circostanza) arriva quasi a farsi parte integrante della natura che la circonda, I bambini di Gabriel Thomas, Contadina nizzarda, Julie Manet con un libro, Paule Gobillard in abito da ballo, Fanciulla con cane, Il mandolino… Accanto ai ritratti, figurano in rassegna alcune tra le opere più significative della Morisot: Lillà a Maurecourt, dove tre figurette (la sorella Edma e le sue due bambine) sono accolte, come in un moderno hortus conclusus, all’interno di uno spazio verde da cui il cielo resta escluso, protette dalla luce che filtra attraverso la vegetazione retrostante dall’ombra di un grande albero fiorito; in basso a sinistra, un cappello di paglia e un ombrello, abbandonati sull’erba, segnalano la presenza della pittrice; Giovane donna in grigio distesa: una sinfonia di bianchi intensissimi, abbaglianti, in cui i richiami a certe spumosità settecentesche (e boldiniane) si associano alla scelta del non finito; La favola, in cui la figlioletta Julie e la sua governante sono raffigurate in giardino, sedute una di fronte all’altra: una tela che ci consente di respirare appieno la quieta atmosfera di una giornata estiva; il tenerissimo Eugène Monet in giardino con sua figlia, che con La favola costituisce una sorta di dittico.

Le affinità stilistiche con gli altri impressionisti sono ben evidenti. Anche la pittura della Morisot tende a privilegiare la ricerca degli effetti momentanei della luce e lo studio dei rapporti tra i colori rispetto al lavoro sulla linea e sul disegno (che può suscitare talora un’impressione di trascuratezza). Nelle migliori composizioni della pittrice, in particolare nelle opere realizzate all’aria aperta, a diretto contatto con la natura, s’impongono i valori luminosi, l’intensità della luce, il suo scintillare sulle superfici delle figure e degli oggetti. Il ricorso a una tavolozza contenuta, dove predominano le tonalità tenui, discrete, sfumate, consente a Berthe di suggerire le forme, rinunciando a definire compiutamente i contorni. La Morisot non è affatto interessata a un’analisi meticolosa dei particolari minuti: taluni dei suoi lavori conservano qualcosa di volutamente non finito (una sezione della mostra è riservata a una serie di opere lasciate inconcluse). Berthe mira piuttosto all’immediatezza, alla fluidità, alla leggerezza del tocco. Il suo intento è quello di catturare il respiro dell’ora, ricorrendo, soprattutto nelle scene di paesaggio, alla tecnica dell’en plein air. Da qui il particolare profumo di freschezza che esala dalle sue tele, freschezza che è frutto di una spontaneità solo apparente, di un’ingannevole facilità, che non esclude affatto il pieno controllo del tessuto formale.

Nicola Rossello

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