“Non solo il più grande pittore spagnolo tra Otto e Novecento,
ma uno dei più geniali artefici di tutti i tempi”
(Fernando Mazzocca)
La rassegna in corso in questi giorni (e visitabile sino al 26 gennaio 2025) a Genova ai Musei di Nervi – Raccolte Frugone intende essere una sorta di appendice alla spettacolare esposizione che su Joacquin Sorolla si tenne nel 2022 nelle sale del Palazzo Reale di Milano, una tra le più riuscite degli ultimi anni. A Genova si è deciso di porre a confronto tre tele, tutt’e tre già presenti a Milano, rappresentative di quella tematica sociale e popolare che per l’artista valenciano costituì uno dei motivi dominanti della sua produzione. Si tratta, in ogni caso, di opere che appartengono a momenti diversi della carriera del maestro.
Ritorno dalla prima Comunione (o Il giorno felice), proveniente dal Museo di Casa Cavazzini di Udine, è del 1892, e dunque è riconducibile alla stagione in cui Sorolla, influenzato dai romanzi di stampo sociale dell’amico Vicente Blasco Ibañez, mirava ad accentuare il registro narrativo delle sue composizioni, accostandosi alle tristi condizioni di vita della gente del popolo. La scena è ambientata nel miserabile interno di una catapecchia di legno nei pressi di una spiaggia. Protagonista del dipinto, una famigliola di pescatori, tra cui una bambina vestita di bianco, appena tornata dalla prima Comunione, che bacia la mano del nonno cieco, adagiato su una seggiola. A sinistra, sullo sfondo, un brano di cielo e un lembo sottile di mare azzurro. La tavolozza si contraddistingue per una gamma cromatica contenuta, in cui predominano i colori scuri, i marroni, i grigi.
Le altre due tele, conservate entrambe nelle Raccolte Frugone, appartengono alla piena maturità di Sorolla, quella che farà di lui un artista universalmente acclamato e ricercato al di qua e al di là dell’Oceano (si arriverà a definirlo il più grande pittore vivente). Sono dipinti in cui nel maestro spagnolo emerge imperioso l’interesse per gli effetti momentanei della luce (la luce violenta, abbacinante che esplode sotto i cieli tersi della costa mediterranea: “un gaudente della luce”, così Sorolla sarà definito da Monet) e le possibilità pittoriche offerte dal colore (la capacità del colore di scandire gli spazi, calandovi al loro interno le figure, e di dare forma ai volumi dei corpi e degli oggetti).
Sonnellino in barca, del 1896, è un’opera impostata sul contrasto tra il motivo dell’ombra che la vela getta sull’imbarcazione dove il bambino sta dormendo, e la luce intensissima che si diffonde oltre la poppa e sulle onde del mare. L’impostazione fotografica della scena esclude dalla tela la zona dello scafo in cui è posizionato il pittore: un accorgimento che rammenta da vicino i tagli audaci, fortemente scorciati, “fotografici”, di talune composizioni di Degas. La pennellata è larga, decisa, vigorosa. Gli effetti cromatici intensi.
Ritorno dalla pesca è del 1904 e descrive un gruppo di pescatori che trascinano a riva la loro barca. Una rapida istantanea di vita quotidiana tesa a cogliere l’immediatezza di una scena dal vero. L’ora è quella del tramonto, come suggeriscono le ombre lunghe delle figure. Anche qui la luce che si riflette sulle superfici dei corpi e sull’acqua è restituita attraverso pennellate dense, vibranti, di robusta concretezza. Inusuali e sorprendenti accostamenti cromatici danno forma e forza alla composizione, conferendo dignità ai personaggi effigiati.
Nicola Rossello