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“Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino”, mostra a Genova

Foto di Ivo Saglietti

Ivo Saglietti si è spento il 2 dicembre dello scorso anno a Genova, la città a cui era rimasto legato da sempre e dove oggi è conservato il suo archivio fotografico. Per oltre quarant’anni egli era stato attivo nel fotoreportage giornalistico, collaborando con le più prestigiose testate internazionali, quali “Time”, “The New York Times”, “Newsweek”, “Der Spiegel”, prima di dedicarsi a progetti personali a lungo termine. I suoi viaggi lo avevano condotto in Paesi attraversati da guerre e conflitti sociali (il Medio Oriente, il Cile, il Perù, Il Centro America, la Nigeria, i Balcani…), o da gravi epidemie, o da situazioni di miseria e sfruttamento economico.

Esposte sino al 31 dicembre 2024 a Palazzo Grillo a Genova (curatori della mostra Giovanni Battista Martini e Federico Montaldo), quarantacinque sue fotografie vintage in bianco e nero danno conto di un puntuale e rigoroso lavoro di indagine e documentazione, sostenuto da un costante impegno politico, sociale, morale. Sono scatti del tutto privi di crudezze e facili sensazionalismi, così come di bellurie e vani artifici, in cui emerge evidente un rapporto di vicinanza verso le popolazioni civili e le loro sofferenze. In queste fotografie la necessità di comprendere, documentare, denunciare si fa indagine umanistica, partecipazione, coinvolgimento emotivo. Del resto, l’interesse di Saglietti è andato sempre a quella parte dell’umanità che, a causa di guerre, carestie, malattie, è condannata a vivere in condizioni drammatiche, e tuttavia sa conservare una sua dignità, la speranza in un futuro migliore. Accostandosi con discrezione e rispetto ai volti dei soggetti da lui ritratti, Saglietti ne ha saputo ricavare immagini di straordinaria potenza espressiva (penso, ad esempio, alla foto, intensissima, della dottoressa cubana che accarezza il volto di un bambino malato di Chernobyl), dove il ricorso a un linguaggio diretto, forte di un realismo empatico, consente di raccontare la realtà così come essa è, in tutta la sua drammatica evidenza.

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Tra i reportage che hanno segnato la carriera personale e professionale di Saglietti, vi è la serie dedicata alla comunità monastica cattolico-siriaca di Deir Mar Musa, fondata dal gesuita padre Paolo Dall’Oglio (ne è stato ricavato anche un libro, Sotto la tenda di Abramo, pubblicato da Peliti nel 2006). Nel 2013, padre Dall’Oglio, di cui Saglietti era divenuto grande amico, è stato rapito e di lui non si è saputo più nulla.

Nicola Rossello

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