Le citazioni affettuose delle pellicole di Fellini, Truffaut, Godard, Bergman, Bunuel che punteggiano Rifkin’s Festival – un campionario di immagini reinterpretate secondo la dominante dell’omaggio nostalgico e ossequioso, benché declinate in chiave burlesca – non devono sorprendere. Inneggiando al cinema d’autore europeo degli anni che furono, Woody Allen ci ammannisce una lezione gentile ma altera, non priva di una punta di sofisticato snobismo intellettuale, laddove il malanimo riversato sulla figura di Philippe, il giovane regista francese, un individuo spocchioso e ridicolo, convinto che la sua ultima pellicola possa risolvere i conflitti tra Israeliani e Palestinesi, maschera di fatto un rimprovero rivolto ai cineasti e ai critici europei dell’ultimissima generazione, gli stessi che, inseguendo le sirene dell’impegno civile e del primitivismo estetico, ignorano colpevolmente il grande cinema del passato, una tradizione gloriosa di cui Allen, invece, ha sempre subito il fascino e a cui, sin dai tempi di Amore e guerra, egli ha cercato di accostarsi con giudizioso, adorante rispetto.
La stessa cornice ambientale europea (la città di San Sebastian, ritratta nei giorni del festival cinematografico) non è un fondale turistico di comodo, ma il motore principale del racconto: i ristoranti affacciati sul mare, i giardini, le spiagge della località basca diventano nel film il rifugio rassicurante e ameno dove un americano all’estero avrà modo di arginare i propri patimenti affettivi, professionali, esistenziali, immergendosi in un orizzonte culturale altro, più gioioso, solare e stimolante.
Il rapporto canonico Europa/America assume qui valenze per molti aspetti inedite rispetto a quanto accadeva nelle altre trasferte di Allen nel Vecchio Continente (penso, in particolare, a Vicky Christina Barcellona). Allen potrà far ricorso a modelli narrativi già collaudati (una giostra sentimentale in cui i rapporti affettivi si rivelano labili, incerti) e puntellare il racconto con motivi, figure, segni, ossessioni ripresi dai suoi lavori precedenti, vincolando il film alle tematiche primarie del proprio universo poetico (gli eterni dilemmi sul senso della vita, l’avvertimento della precarietà delle relazioni di coppia, le frustrazioni professionali o amorose, la paura della morte); di fatto il suo sguardo, lo sguardo che egli getta sul suo protagonista – un ometto ormai di là con gli anni che, piantato dalla moglie, riuscirà a rinascere ai sentimenti grazie all’incontro con una bella dottoressa spagnola, assai più giovane di lui – appare qui più sereno, indulgente e affettuoso.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Rifkin’s Festival
Regia: Woody Allen
Cast: Elena Anaya, Louis Garrel, Gina Gershon, Sergi LÓpez, Wallace Shawn, Christoph Waltz
Genere: Commedia
Distribuzione: Vision Distribution
Data di uscita: 6 maggio 2021