di Nicola Rossello
Agorà coniuga rigore storico e grande spettacolo. Se la ricostruzione della civiltà alessandrina del IV-V secolo è ammirevole (nessuna parentela con la covata neopeplum di questi ultimi anni), il film di Alejandro Amenabar non rinuncia per questo al gusto del romanzesco e al respiro narrativo largo e disteso del genere kolossal-storico (e qui l’uso delle tecnologie digitali trova una volta tanto piena giustificazione).
È certamente possibile leggere la pellicola come una metafora del nostro presente, una prefigurazione dei rischi a cui la civiltà contemporanea si espone, oggi, a causa dei nuovi estremismi e fanatismi religiosi, tesi a imporre il pensiero unico attraverso l’esercizio della violenza, della prevaricazione, dell’intolleranza.
Agorà non è affatto, come qualcuno ha scritto, un rancoroso libello anticristiano, bensì una desolata riflessione su come i conflitti tra civiltà e barbarie di 1600 anni fa si rispecchino nello scontro odierno tra cultura laica della tolleranza e potere oscurantista e repressivo del dogma.
Le allusioni che Amenabar dissemina tra le pieghe del racconto sono eloquenti. Non v’è alcun dubbio infatti che il regista ci esorti a individuare nel passato alcune problematiche del presente, e a riconoscere nei paraboliani di ieri l’ombra dei tagliagole islamici di oggi. Gli uni e gli altri hanno molte cose in comune, a riprova di come la follia sanguinaria del fondamentalismo torni a riproporsi nel corso dei secoli sotto le medesime sembianze: la misoginia, il disprezzo del patrimonio culturale del passato (la scena della distruzione della biblioteca di Alessandria è tra le più sconvolgenti del film), la negazione della libertà interiore, l’attitudine a forzare il significato dei testi sacri in ragione del proprio tornaconto. Anche le strategie di proselitismo rivolte verso gli strati più bassi della popolazione sono esattamente le stesse.
Il parallelismo tra passato e presente può risultare a tratti troppo schematico. Gli agganci alla realtà possono apparire prevedibili, gli intenti di “attualizzazione” forse troppo scoperti. Non tutto in Agorà è convincente. Anche l’esuberanza della messa in scena soffre di qualche approssimazione. La fisionomia di alcuni personaggi (lo schiavo cristiano, ad esempio) resta talora incerta. Ma davanti a un film come questo e alla sua nobile vocazione etica, è più opportuno sorvolare sulle insufficienze che insistervi.
Scheda film
Titolo: Agora
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Homayoun Ershadi, Sammy Samir, Richard Durden, Omar Mostafa, Oshri Cohen, Yousef Sweid
Durata: 126 minuti
Genere: Storico
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 23 aprile 2010