Il MACA – Museo Arte Contemporanea di Acri (CS) presenta dal 3 luglio al 26 settembre 2010 una mostra retrospettiva dedicata a Joël Stein, l’artista più rappresentativo dell’arte cinetica. In esposizione opere realizzate dal 1960 ad oggi che ricostruiscono l’intero percorso artistico di Stein. La mostra è a cura di Bernard Lègè e Valmore Zordan.
L’opera di Joël Stein risulta molteplice nelle sue forme. Se, infatti, l’artista inizia con la pittura e l’incisione, molto presto si mostra curioso di altri modi di espressione: oggetti manipolabili, costruzione di scatole luminose, triedri o caleidoscopi, effetti speciali di cinema, proiezioni di immagini animate a partire da un fascio laser, senza dimenticare la scultura con tecniche diverse.
Stein attribuisce molto presto un’importanza capitale al fattore visivo. L’artista è forse anzitutto un ricercatore preoccupato di comprendere e di mettere alla prova il funzionamento della visione in rapporto con la percezione dei colori o con quella delle forme quando si intrecciano, si sfalsano o sono messe in movimento; preoccupato anche di cogliere la destabilizzazione delle forme e dei colori attraverso il gioco delle giustapposizioni, il gioco delle ombre o delle diffrazioni, altrettanti effetti che possono essere provocati, amplificati e sconvolti con l’uso della luce laser e di specchi. Le immagini e le opere instabili di Joël Stein, di cui in mostra vengono presentati numerosi esempi, richiedono sempre un occhio responsabile e partecipe che attribuisca loro una forma stabile anche se momentanea e contingente, che animi il movimento virtuale che le scuote, che attualizzi alcune delle loro infinite potenziali variazioni. Solo all’interno di questa relazione interattiva si costruisce l’immagine in un rimando reciproco e incessante di stabilità, giocato fra l’occhio e la realtà visiva, fra il soggetto e l’oggetto, fra l’uomo e il mondo.