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La giusta distanza

Locandina del film La giusta distanzaIn tutta la prima parte del film – la più risolta e accattivante – circola un’aria di disinvolta abilità descrittiva, un gusto sciolto del narrare e del ritrarre. Vi si può cogliere un’ansia di regressione verso la terra dell’infanzia e della memoria e, insieme, l’attenta messa a fuoco di un piccolo mondo provinciale e appartato, abitato da gente pittoresca e un poco stramba: uno di quei lirici e mitici territori dell’anima entro cui, in tempi ancora non lontani, calavano le loro vicende e i loro personaggi scrittori impunemente periferici come Piero Chiara o Mario Soldati.

I luoghi sono ancora quelli del delta del Po, già scenario privilegiato dell’opera d’esordio di Carlo Mazzacurati, Notte italiana (1987), e che ora la bella fotografia di Luca Bigazzi torna ad accarezzare con una luce calda. Lo sguardo del regista è uno sguardo affettuoso, privo di cattiveria. Le figure di contorno in Una scena del film La giusta distanzaparticolare, non costrette entro schemi e vincoli precostituiti, sono libere di muoversi a loro bell’agio, consentendo alla narrazione di distendersi in toni lievi e briosi, sino a delineare i contorni di un vivido e saporoso ritratto d’ambiente. Mazzacurati tratteggia questi ruoli minori con garbo ed efficacia, concedendo loro tutta la sua simpatia: anche un personaggio programmaticamente sgradevole come il nuovo ricco interpretato da Giuseppe Battiston è qui disegnato senza alcuna acrimonia. Il regista decide altresì di non insistere più di tanto su quegli aspetti che avrebbero potuto sollecitare riflessioni di carattere sociale o politico. Gli accenni all’intolleranza xenofoba, pur presenti nella pellicola, restano un elemento marginale al racconto. Ancora permane in Mazzacurati una certa qual ritrosia a far la voce grossa e polemica, e questo gli consente di sottrarsi ai toni untuosi e manichei di certo cinema italiano d’impegno civile e di denuncia. Per contro, la sua istintiva gentilezza e cordialità di modi rischia talora di tradursi in un’affettazione inopportuna: si pensi alla scena un poco stonata in cui Hassan e il cognato si esibiscono in una danza araba tra le acclamazioni della folla.

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Nella seconda parte del film prendono il sopravvento incombenze drammaturgiche che il Una scena del film La giusta distanzaregista non riesce forse a padroneggiare a dovere, sicché è possibile avvertire qualche caduta di tensione. Di fatto, la scelta di far leva sulle convenzioni e le potenzialità del cinema di genere non sembra dare i frutti sperati. Tanto la costruzione del rapporto sentimentale tra Hassan e Mara, quanto il congegno più propriamente “giallo” e investigativo che si innesca a un certo momento della vicenda, producono una trama prevedibile e priva di acuti, appiattita su una serie di topoi ormai usurati. L’esecuzione è diligente, ma meccanica. Il film non tradisce le aspettative, ma rischia talora, per eccesso di precauzione, di dare nella maniera.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: La giusta distanza
Regia: Carlo Mazzacurati
Cast: Giovanni Capovilla, Valentina Lodovini, Ahmed Hafiene, Giuseppe Battiston, Roberto Abbiati, Natalino Balasso, Stefano Scandaletti, Mirko Artuso, Fabrizio Bentivoglio, Marina Rocco, Fadila Belkebla, Dario Cantarelli, Raffaella Cabbia Fiorin, Silvio Comis, Nicoletta Maragno, Ivano Marescotti
Durata: 106 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data di uscita: 20 ottobre 2007

Sinossi

In un lembo remoto d’Italia alle foci del Po, c’è un piccolo paese: poche case isolate che una gru sembra avere incongruamente deposto in quel paesaggio piatto e desolato. Su questo scenario evanescente si disegna l’incontro tra Hassan e Mara. Lui è un meccanico tunisino, che con anni di onesto e duro lavoro si è conquistato stima e rispetto, lei una giovane maestra, che una supplenza ha portato lì, in attesa di partire per il Brasile con un progetto di cooperazione. Giovanni, diciottenne aspirante giornalista, passa molto tempo ad aggiustare una vecchia motocicletta nell’officina di Hassan ed è qualcosa di più che un testimone della storia che nasce tra loro. Una storia che comincia sotto il segno dell’inquietudine, con Hassan che la notte spia Mara nella casa isolata in cui ha preso alloggio, e lei che dopo averlo scacciato intreccia con lui una relazione. Ma Hassan non è l’unico a essere attratto da Mara. Anche Giovanni, infatti, a suo modo la spia: grazie alla sua abilità con i computer penetra nella posta elettronica di Mara e legge i messaggi che lei scrive e riceve. E di fronte alla svolta tragica e inaspettata che la vicenda assume, anche Giovanni volterà le spalle ad Hassan. Ma la vita è più contorta e dolorosa di quello che appare…

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