Saldamente costruito secondo uno stile narrativo classico e tuttavia percorso da un’inquietudine molto moderna, ben leggibile nello sguardo disincantato e amaro che Paul Haggis getta sui fatti rappresentati, Nella valle di Elah sceglie di collocarsi decisamente altrove rispetto alle tendenze estetiche imperanti nel cinema contemporaneo.
Oggi che un’intenzione di recupero classicista può essere colta solo in pochi, pochissimi cineasti – in America soprattutto in Clint Eastwood, per la cui regia, non a caso, il film era stato pensato e scritto –, una pellicola come Nella valle di Elah rischia di venire scambiata per uno sterile esercizio di maniera, per un esempio di cinema accademico e pompier. La stessa studiatissima sceneggiatura del film potrà apparire sin troppo “ben scritta” e rifinita, e offrire il destro all’accusa di didascalismo e di ridondanza.
Gli è che, nell’era del grande conformismo globale, siamo oramai disabituati alle storie forti e necessarie, di robusta costruzione compositiva. Né siamo forse ancora capaci di apprezzare il senso profondo della forma, la solidità di una messa in scena capace di alimentare la “giusta” intensità emotiva lavorando di fino sul non detto, sulle sfumature, sulle ellissi.
Attingendo al repertorio figurativo e retorico del giallo a inchiesta, il racconto di Haggis si dipana lungo un doppio binario: da un lato avremo allora, nel pieno rispetto delle convenzioni del genere, la ricostruzione del delitto e lo smascheramento finale dei colpevoli; dall’altro (ed è certamente questo l’aspetto più interessante del film) la detection dell’eroe conduce quest’ultimo (e con lui lo spettatore) a una progressiva e sconvolgente rivelazione: alla scoperta del lato oscuro, demoniaco di una realtà – la guerra – che Hank, un veterano delle polizia militare ora a riposo (un immenso Tommy Lee Jones), si era illuso di conoscere in ogni suo aspetto.
La denuncia del carattere disumano del conflitto in Irak – come di ogni altro moderno conflitto bellico – assume nel film connotazioni decisamente inedite, lontane assai dai comodi schematismi e dalle semplificazioni ideologiche e manichee su cui ancora oggi appare adagiato tanto cinema pacifista à la page. Esemplare, in tal senso, la scena chiave del film: nello sguardo attonito, ma privo di odio con cui Hank ascolta la confessione del soldato che ha ucciso suo figlio, sarà possibile leggere il crollo di un sistema di valori e di certezze positive che ha governato sin lì tutta un’esistenza, e insieme il conseguimento di una nuova, sofferta consapevolezza. Hank scopre con sgomento la guerra come luogo dell’incubo e della devastazione, dove tanti bravi ragazzi confusi e spauriti, ma per nulla malvagi – come il ragazzo che ora gli sta di fronte, o come Mike, il figlio stesso del protagonista – vivono l’esperienza dello smarrimento e della perdita di sé, e, spenta in loro ogni barlume di luce morale, arrivano a trasformarsi in piccoli mostri, in assassini feroci, sconquassati da pulsioni arcaiche e pronti a uccidere senza un perché.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Nella valle di Elah
Regia: Paul Haggis
Cast: Tommy Lee Jones, Charlize Theron, Susan Sarandon, James Franco, Jason Patric, Jonathan Tucker, Frances Fisher, Josh Brolin, Wes Chatham, Mehcad Brooks, Victor Wolf
Durata: 121 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: MIKADO
Data di uscita in Italia: 30 Novembre 2007
Sinossi
Nel suo primo fine settimana a casa dopo aver combattuto in Iraq, Mike Deerfield (Jonathan Tucker) scompare misteriosamente. Quando Hank Deerfield (Tommy Lee Jones), un ex membro della polizia militare e sua moglie Joan (Susan Sarandon) ricevono la telefonata che comunica loro l’inquietante notizia, Hank si mette immediatamente sulle tracce del figlio insieme ad Emily Sanders (Charlize Theron), ispettore della polizia del Nuovo Messico in servizio nel distretto in cui Mike è stato visto per l’ultima volta. A mano a mano che si accumulano gli indizi, quella che sembrava una semplice sparizione assume le sembianze di un crimine e l’ispettore si trova a dover combattere contro i quadri superiori dell’esercito per tentare, insieme ad Hank, di mantenere il controllo dell’indagine. Ma quando la verità sulla permanenza di Mike in Iraq comincerà ad emergere, l’intero universo di Hank verrà messo in discussione e l’uomo sarà costretto a rivedere tutto ciò in cui ha sempre creduto per tentare di risolvere il mistero che si cela dietro la scomparsa del figlio.