L’estetica squisitamente rétro del cinema di Jean-Pierre Jeunet ha acquisito ormai tratti peculiari e inconfondibili, e da circa un ventennio dà alimento a un universo personale rutilante, in cui un certo pittoresco di maniera – l’evocazione nostalgica di una Parigi mitologica e stilizzatissima, un luogo fantastico e fuori dal tempo, lontano mille miglia da quello reale: una stampa d’Epinal restituita nella sua luce fiabesca – convive con i modi e i toni del realismo poetico d’antan (la predilezione per un tessuto dialogico letterario, “alla Prevert”; il sentimentalismo romantico; la celebrazione dello spirito di solidarietà della gente del popolo). Anche nell’Esplosivo piano di Bazil, l’originalità del progetto figurativo s’impone attraverso una fotografia giocata sui cromatismi slavati (le tinte seppia e pastello, i marroni, gli ocra, i malva), mentre il gusto della sovrabbondanza scenografica assume una volta ancora le forme della passione feticistica per il bric-à-brac, risolvendosi nell’accumulo di materiali di scarto, oggetti di recupero, ferraglia riciclata, che un lavoro ingegnoso di bricolage saprà restituire a nuova vita.
Il cinema di Jeunet è altresì assemblaggio di situazioni, gag, tic, bisticci e giochi di parole, schegge di umorismo nero: un perfetto collage di coloriti siparietti, ghiribizzi e fronzoli verbali, ammiccamenti cinefili, su cui un montaggio frenetico non indugia mai più del tempo necessario (quest’ultima pellicola, in particolare, esibisce un’attenzione non occasionale verso la lingua e le sue bizzarrie: si veda l’interesse del personaggio di Remington per le espressioni idiomatiche del francese moderno). Anche l’intreccio dell’Esplosivo piano di Bazil ripropone un tema caro all’autore: la lotta senza quartiere contro la stupidità e la follia dei potenti condotta da piccoli eroi dal cuore semplice, individui eccentrici, candidamente e infantilmente lunari e ingenui, ma capaci di vitalità e umanità vera, nonché di un’immaginazione prodigiosa e di inusitate abilità tecnico-artigianali (il cinema di Jeunet inneggia da sempre alla magia dell’artigianato).
L’esplosivo piano di Bazil, dunque, ripresenta, nelle sue coordinate stilistiche e tematiche consuete, una formula che in passato si è rivelata vincente. Che cos’è allora che in questa pellicola non funziona? Forse l’impianto drammaturgico, sin troppo esile e mal congegnato, nonché – si direbbe – poco congeniale alle corde del regista (una storia di vendetta, laddove le sue opere migliori illustravano la trepida scoperta dell’amore). Forse il messaggio antimilitarista, alquanto banale e melenso (i mercanti di armi sono esseri cinici, ignobili e cattivi). E però verrebbe da ricordare che anche un film come Delicatessen era costruito su un plot di corto respiro e un assunto di poca originalità, eppure funzionava. Forse allora il problema principale dell’Esplosivo piano di Bazil è un altro: la pellicola non possiede affatto la freschezza, l’allegria sostenuta, la levità musicale e innamorata, il desiderio di effondersi e affascinare che facevano la forza espressiva (e l’incanto) del Favoloso mondo di Amélie. Qui il sovraccarico figurativo si è come cristallizzato entro uno schema rigido e il manierismo formale non riesce a mascherare l’assenza di un’ispirazione autentica. E quando l’ispirazione latita, i miracoli non si ripetono.
E così mentre la prova degli attori, nell’inseguire un modello di comicità giocata sull’esagitazione istrionica e sul sovratono, riduce i personaggi a silhouette anemiche, prive di spessore, l’estetica della sovrabbondanza e l’esasperazione linguistica danno vita a un racconto troppo macchinoso, disanimato e inconcludente, che non produce vera emozione, ma che, a lungo andare, provoca nello spettatore un effetto di sazietà e insofferenza.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: L’esplosivo piano di Bazil
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Cast: Dany Boon, André Dussollier, Nicolas Mariè, Marielle Julie Ferrier, Dominique Pinon
Durata: 100 minuti
Genere: Commedia
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 2010
Guarda il trailer