Inland Empire è sorretto da un impianto narrativo a scatole cinesi, una struttura scomponibile, dove le peripezie di Nikki Grace, un’attrice chiamata a recitare in un film, sconfinano con i segmenti del film nel film, On High in Blue Tomorrows, il quale scopriremo essere un remake di una pellicola maledetta, mai ultimata a causa della morte dei due interpreti principali, pellicola a sua volta ispirata a un fatto di cronaca accaduto parecchi anni addietro in Polonia, di cui pure ci vengono fornite alcune sequenze di immagini.
Sennonché tra i differenti piani del racconto si creano assai presto falle e sovrapposizioni che rendono incerta la concatenazione dei materiali e confusi e inestricabili i fili della narrazione. La vicenda che scorre sullo schermo si frantuma in un turbinio di frammenti senza inizio e senza fine, che si succedono gli uni agli altri senza alcun ordine logico, come tessere di un mosaico in frantumi.
A ciò si aggiunga l’innesto estemporaneo di beffarde parentesi nonsensical (la sitcom televisiva interpretata da conigli giganti con tanto di applausi registrati; i numeri coreografici del gruppo delle prostitute…), incursioni nell’assurdo che richiamano immediatamente alla memoria i siparietti stranianti e stravaganti dei più recenti film di David Lynch.
Di fatto un’opera come Inland Empire si offre deliberatamente allo spettatore come una ricognizione all’interno del repertorio mitologico privato dell’autore, come l’attraversamento impervio di uno scenario labirintico (il labirinto entro cui tanto l’eroina del film quanto il pubblico in sala saranno condannati fatalmente a perdersi), un paesaggio claustrofobico e onirico, governato da geometrie aleatorie, piranesiane, da situazioni spazio-temporali alterate, che si attorcigliano inestricabilmente su se stesse; un territorio che sembra affiorare da tormentate profondità psichiche, abitato da incubi bizzarri, fantasmi, ombre angosciose, deliri innominabili, da maschere e figure che assumono fattezze e movenze enigmatiche e carnevalesche, perturbanti: la vicina di casa di Nikki che le predice un calvario di sciagure; il produttore esecutivo che costringe tutti a prestargli qualche dollaro; la donna che si trascina con un cacciavite piantato nel fianco…
Un immaginario che avevamo imparato a conoscere attraverso film come Fuoco cammina con me, Strade perdute, Mulholland Drive. Ma Inland Empire, rispetto alle precedenti realizzazioni di Lynch, segna uno scarto deciso: gli elementi grotteschi e carnevaleschi rivestono qui forme viepiù sregolate e totalizzanti, anarchiche e sconcertanti. Talora il gioco dei cadavres exquis sembra prendere la mano al regista e si esaurisce in un esercizio sterile, inconcludente. Ma dove Lynch riesce a conferire un respiro adeguato alle sue ossessioni, là egli produce autentica inquietudine e fascinazione.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Inland Empire
Regia: David Lynch
Cast: Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton
Durata: 172 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: Bim Distribuzione
Data di uscita in Italia: Febbraio 2007