Il marmo prende vita, respira, si muove. Eppure è solo pietra, solida, dura. Sono le prime impressioni che si provano di fronte alla grande scultura, le stesse che il visitatore può sperimentare passeggiando, tra i corridoi scuri e stretti, accanto alle splendide opere scultoree delle collezioni Santarelli e Zeri, esposte dal 14 aprile all’ 1 luglio 2012 a Palazzo Sciarra in Roma, sede della Fondazione Roma Museo.
Le opere emergono dal buio, perché illuminate in modo sapiente per accentuare le forme ed esaltarne la visione. Alcuni pezzi presentano un sistema di luci dinamico, provenienti da punti differenti, così da creare atmosfere surreali, isolando lo spettatore dal contesto e dal superfluo, in modo da trovarsi unicamente a dialogare con quelle statue, così silenti all’aspetto, ma fragorose di suoni e motivi nell’intimità dell’io.
«La scultura è una disciplina che non conosciamo; le biblioteche specializzate in storia dell’arte raccolgono solo un numero esiguo di opere dedicate alla scultura. E non la conosciamo da sempre – sostiene ai nostri microfoni il curatore della mostra Andrea G. De Marchi –. Ci sono grandi raccolte romane del Seicento con migliaia di sculture e pochissimi nomi di autori. Quindi è un problema antico quello di capire chi le ha fatte. Noi non ci siamo prefissi l’obiettivo di chiarire chi sono gli autori, anche pensando che non sia cosa di largo interesse. Mentre può essere di maggiore interesse far vedere di che cosa sono fatte e come sono modellate le sculture. Per queste ragioni abbiamo raccolto diversi pezzi che sono costituiti da marmi antichi, archeologici, colorati e abbiamo illuminato alcuni di essi in modo cinetico, cioè mobile, affinché si apprezzino i rilievi e gli scavi del blocco, facendo capire realmente come è fatto, stimolando l’attenzione dell’osservatore».
La mostra, organizzata da Fondazione Roma – Arte – Musei con Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, è articolata in tre sezioni: “Statuaria e frammenti maggiori”, “Sculture piccole e campionari di marmi”, “Ritratti”.
Le opere, circa 90 tra statue, reperti archeologici e ritratti, provengono in larga parte dalle collezioni Santarelli e Zeri, ma sono presenti anche pezzi provenienti dai Musei Vaticani, dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e dall’Accademia Carrara di Bergamo.
La scelta di esporre opere da collezioni private è una delle missioni della Fondazione Roma e risponde all’esigenza «di rendere accessibili al grande pubblico – come ha sottolineato il Prof. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma – anche l’arte “nascosta” e quindi le opere di straordinaria bellezza e di impossibile fruizione conservate nelle raccolte private».
Si possono ammirare pezzi di delicata bellezza come la Testa del fanciullo di scultore romano del XVI secolo o il Putto dormiente di Tommaso Fedeli. Reperti dell’antichità come Torso Femminile e testa di Dionisio del II secolo d.C. o la Cerere del III secolo d.C.
È stato riprodotto, inoltre, lo studio dello scultore con gli strumenti tradizionali del suo lavoro, proprio per far capire con quale abilità e maestria, con pochi “ferri del mestiere”, gli artisti riuscissero a plasmare i marmi e, nel caso dei geni, a dare quel soffio vitale alla pietra, che rende così affascinante e pulsante di vita la scultura.
Il laboratorio è arredato «con veri gessi appartenuti ad atelier di scultore – sottolinea il curatore Andrea G. De Marchi –, veri strumenti metallici e vero banco da scultore girevole, così da rendere meno passivo il pubblico e nella speranza che possa avere una nozione concreta di questi pezzi, capendo che a volte sono realizzati con dei colpi, come ce li immaginiamo attraverso l’idea comune dello scultore, molto più spesso attraverso delle abrasioni, consumando i pezzi fino a portarli alla sagomatura desiderata».
Una mostra da visitare, corredata da luci spettacolari e talvolta drammatiche, dedicata alla scultura attraverso due collezioni private, che testimoniano modalità diverse ed intelligenti di costruire una preziosa raccolta di opere: quella di Federico Zeri, grandissimo critico d’arte, scomparso nel 1998, che attraverso la sua celeberrima competenza, pur senza disporre di grandi mezzi economici, è riuscito a mettere insieme pezzi di notevole valore storico ed artistico; quella della famiglia Santarelli, industriali di professione, ma grandi amanti dell’arte e soprattutto capaci di saper scegliere, avvalendosi di consulenti competenti come Dario Del Bufalo, opere di grande spessore.
«Una mostra – afferma De Marchi – che non pretende di spiegare il Barocco o di far capire il Gotico, ma che è unicamente dedicata ad una disciplina artistica, con lo scopo di avvicinare il pubblico sia alle raccolte, sia soprattutto alla scultura nelle sue varie scale di grandezza e nelle sue varie possibilità di colore».
Diego Pirozzolo