Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (Ra) dal 18 novembre 2012 al 6 gennaio 2013 ospita la mostra “Guerrino Tramonti. La magia del colore”, a cura di Josune Ruiz de Infante.
In esposizione circa 150 lavori rappresentativi della sua poetica, tra sculture, dipinti e ceramiche che esprimono il talento e la visione del mondo di uno dei protagonisti della ceramica del Novecento.
La retrospettiva è un’occasione per esplorare l’opera omnia del grande ceramista faentino di cui il periodo iniziale, degli anni ’30 e ’40, è rappresentato dalle sculture in terracotta di influenza martiniana. Mentre l’opera degli anni Cinquanta è contrassegnata dalla ceramica smaltata con colori vivaci e intensi, che servono a delineare immagini nitide e poetiche di ascendenza picassiana, come quelle del Premio Faenza del 1952 con Antonio Scordia. Nel 1953 Tramonti inventa, proprio a Castelli, tra i laboratori della scuola e quelli dell’industria ceramica la Spica, diretta dall’imprenditore faentino Potito Randi, la tecnica dell’invetriatura a grosso spessore che contraddistingue i suoi lavori più originali e con la quale vince nuovamente il Premio Faenza nel 1955.
Durante il percorso espositivo possono essere ammirate le ceramiche che rendevano particolarmente orgoglioso Tramonti: le sue “porcellane” ispirate ai materiali e alle tecniche della ceramica di Cina, Corea e Giappone, frutto delle sue ricerche “alchemiche” degli anni Sessanta. Ma anche l‘opera pittorica dell’artista è rappresentata da diversi dipinti ad olio del “periodo veneziano” eseguiti tra il 1945 e il 1948, caratterizzati dall’estetica post-metafisica, mentre la seconda fase della sua pittura è delineata da numerosi dipinti “materici” in olio su tavola realizzati tra la fine degli anni Sessanta e il 1992.