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Baccio Bandinelli. Scultore e maestro – Mostra a Firenze al Museo del Bargello

Baccio Bandinelli, Studio di due teste virili, c. 1550-1555, Matita nera, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
Baccio Bandinelli, Studio di due teste virili, c. 1550-1555, Matita nera, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Apre al pubblico mercoledì 9 aprile 2014, a Firenze, presso il Museo Nazionale del Bargello, la prima mostra monografica dedicata allo scultore fiorentino Baccio Bandinelli (1493 – 1560), a cura di Detlef Heikamp e Beatrice Paolozzi Strozzi.
L’esposizione, che sarà possibile visitare fino al 13 luglio 2014, confermando il giudizio espresso dal Vasari sull’artista, un “universale artefice”, intende far cogliere al pubblico la grandezza dell’arte di Bandinelli, che fu, senza dubbio, tra i maggiori scultori della Firenze del ‘500.

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La parte iniziale e più rilevante della mostra è stata ambientata nella Sala di Michelangelo, perché tutte le opere lì esposte hanno a che fare con Bandinelli: quelle dei suoi maestri, come Michelangelo e il Rustici; quelle dei suoi coetanei, come Jacopo Sansovino, il Tribolo e il Cellini; quelle dei suoi allievi, come Vincenzo De Rossi e Bartolomeo Ammannati; infine, quelle del suo successore alla corte granducale, il Giambologna. Per comprendere finalmente l’arte di questo controverso scultore, ciascuna delle opere presenti in sala, in esposizione permanente, offre innumerevoli spunti di riflessione, attraverso il confronto diretto con l’antologia bandinelliana che vi è temporaneamente raccolta. Il Bacco, il Tondo Pitti e il Bruto di Michelangelo, che il visitatore incontrerà per primi, fanno da premessa non solo all’arte del Bandinelli ma alla sua vita, dominata dall’aspirazione a superare i vertici espressivi e la fama raggiunti dal Buonarroti.

Il percorso della mostra inizia con i suoi esordi d’enfant prodige nella bottega del padre Michelangelo di Viviano, orafo e fiduciario di casa Medici, esercitandosi a copiare gli antichi e i maestri del Quattrocento. Giovanissimo, conferma le sue doti straordinarie superando nel disegno coetanei di gran talento. Ne sono testimonianza gli straordinari disegni esposti in mostra: quelli giovanili e i molti altri – della collezione degli Uffizi, ma quasi ignoti – nei soggetti e nelle tecniche più varie. E poiché, a Firenze, si considerava il disegno l’origine e il fondamento dell’arte, non stupisce che assai presto l’ambizione di Baccio a diventare un artista “universale” sia cresciuta a dismisura. Con la pittura Bandinelli esordisce neppure ventenne. In mostra viene proposta la Leda (1512), unico suo dipinto superstite di questo tempo.
La scelta del giovane Bandinelli si orienta definitivamente alla scultura, cui già Leonardo l’aveva incoraggiato anni prima. Che il suggerimento fosse giusto, lo dimostra  il Mercurio del Louvre, dello stesso anno.

Immagini in video, mostreranno al visitatore tutte le opere monumentali realizzate da Baccio nel corso della sua vita. Esse spiegano perché all’insediarsi di Cosimo I, egli sia stato scelto come scultore ufficiale della corte e come ritrattista del duca, insieme al Bronzino: in mostra, il raffinato busto marmoreo di Cosimo I è posto accanto al coevo ritratto del Bronzino (della Galleria Sabauda), a sottolineare l’affinità dei due artisti e l’ascendente di Baccio sul pittore; e ancora a diretto confronto, i due grandi busti bronzei che raffigurano Cosimo in armi: l’uno di Baccio, l’altro di Benvenuto Cellini. Alla metà del secolo, Bandinelli si aggiudica le più importanti commissioni fiorentine:  gli arredi scultorei della Sala dell’Udienza in Palazzo Vecchio e del Coro della Cattedrale. In mostra, accanto ai candidi marmi dell’Adamo e Eva, una serie di rilievi di Profeti dal recinto del coro dimostrano nella “varietà” delle pose tutto dell’ingegno di Baccio. Il percorso della sala si conclude con la ricostruzione (attraverso tutte le opere originali) della “stanza” di Palazzo Vecchio in cui il duca Cosimo volle riunite le più belle figure ‘moderne’: e qui  il Bacco di Bandinelli torna a confrontarsi col David-Apollo di Michelangelo, col Bacco di Jacopo Sansovino e col Ganimede del Cellini.

Dopo i disegni, i ‘modelli’ preparatori e i bronzetti, la mostra si conclude con la terza sala che raccoglie i Ritratti, gli Autoritratti e le “invenzioni” di Baccio Bandinelli  primo fondatore, a Roma, di un’ “Accademia” per giovani artisti.
Baccio si ritrasse più volte nel corso della vita: in bassorilievi marmorei  (esposti tre degli esemplari più belli), ma anche in una vivissima testa in terracotta (da Oxford). Dominano nella sala due dipinti che lo ritraggono, da giovane e da vecchio. Il primo è la replica più fedele e più antica di quello che gli fece Andrea del Sarto, quando lui aveva poco più di vent’anni e tentava inutilmente di carpire ad Andrea i segreti del colore; il secondo – prestito eccezionale dell’Isabella Stewart Gardner di Boston – è il grande Autoritratto a figura intera e in veste di cavaliere di San Jacopo.

La mostra, accompagnata da un catalogo edito da Giunti, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo Nazionale del Bargello, Firenze Musei, gli Amici del Bargello e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

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La Sapienza Università di Roma - Foto di Diego Pirozzolo
Fondazione Roma Sapienza, “Arte in luce” X edizione

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