«Si può dipingere ogni cosa, basta soltanto vederla», osservava Giorgio Morandi. Oggetti di uso comune, bottiglie, fiori, paesaggi: si rimane immobili accanto a loro, ipnotizzati dalla trasbordante visione del maestro che conferisce alla sua opera un soffio vitale, una forza lieve, ma potente; musica di violino, che arriva e si posa direttamente sullo spirito modificandolo dall’interno, sospingendolo verso un’essenza altrimenti lontana, altrimenti sfuggente, altrimenti celata, senza quella mano che sa dipingere ogni cosa, perché sa vederla, sa esprimerla oltre le parole, con la forma, lo spazio, la luce.
A Roma dal oggi, 28 febbraio, fino al 21 giugno 2015, presso il Complesso del Vittoriano sarà possibile ammirare oltre 100 opere del maestro, tra dipinti ad olio ed incisioni, in una mostra curata da Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Longhi e grande conoscitrice di Morandi.
Un percorso espositivo che presenta al pubblico i temi cari a Morandi, nature morte, paesaggi e fiori, esposti in ordine cronologico e per tema. Dalle prime opere, realizzate nel solco delle avanguardie, come le primissime di marca futurista, a quelle caratterizzate dalla ricerca di una “personalissima metafisica degli oggetti comuni”, frutto dell’incontro con De Chirico e Carrà, fino al totale ritorno alla realtà, a partire dal 1920, con l’acquisizione della consapevolezza della ricerca di uno stile autonomo, non più influenzato dalle avanguardie. Da questo momento inizia una perenne rielaborazione dei motivi più amati dall’autore, i quali, con il passare degli anni, diventano sempre più rarefatti, immersi in una luce particolare, entro una sintesi prospettica di forme e colori che ricorda Piero Della Francesca.
Le opere sono presentate per favorire una lettura mirata del lavoro dell’artista. Si comprende come per Morandi “nulla possa essere più astratto, più irreale, di quello che effettivamente vediamo. Sappiamo che tutto quello che riusciamo a vedere nel mondo oggettivo, come esseri umani, in realtà non esiste come noi lo vediamo e lo percepiamo”. In questo senso si identifica con Cézanne, intento a sviluppare una visione della realtà, piuttosto che una rappresentazione di tipo naturalista. Il pittore mira all’essenza delle cose, non è interessato ad una varietà di soggetti, ma solo a quelli che hanno il potere di stimolare la sua sensibilità. Il suo mondo visibile si riduce a soli tre luoghi: la camera atelier dove si trovano i vasi, le bottiglie ed i fiori; il cortile che vede dalla finestra; il piccolo paese dell’Appennino dove trascorre le vacanze.
Nei suoi paesaggi le case sembrano quelle “cieche” di Giotto, senza porte, senza finestre, disposte nello spazio spoglie del loro naturalismo, come parallelepipedi sulla collina, illuminate da una luce diffusa e lieve, quasi accennate, realizzate con pochi tratti di pittura, silenti e suggestive all’orizzonte.
Interessante la disposizione di una natura morta tra due paesaggi, che dimostra come il lavoro di ricerca procedesse su linee parallele. Le bottiglie persiane dal collo allungato e le case dei paesaggi sono tra loro simili, ridotti a semplici volumi e collocate nello spazio allo stesso modo, prova di una concezione del mondo sostenuto da essenziali forme geometriche.
Ancora i vasi di fiori; quali sensazioni piane e malinconiche nel trovarsi di fronte al vaso quasi accennato che contiene dei fiori incolori, privi del loro profumo, ma di una delicatezza ed una struggente poesia, che resta nel cuore come interiore sottofondo musicale anche quando si lascia la mostra. Sono fiori morti, ma terribilmente vivi, scelti da Morandi non tra quelli che si trovano in natura, ma di carta o di seta, impolverati e denaturalizzati: nature morte di fiori, silenti, immobili, essenziali.
L’esposizione comprende una sezione speciale, dedicata principalmente ai giovani delle scuole, nella quale viene spiegato il significato che hanno per il pittore i vari oggetti da lui ritratti. Grandi pannelli colorati ricchi di immagini tratti dai quadri suggeriscono delle chiavi di lettura della mostra. Inoltre, è possibile visionare le foto d’epoca, alcuni pezzi del suo atelier e misurarsi con alcuni giochi didattici proposti nella sezione.
La mostra è posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è organizzata da Comunicare Organizzando.
Diego Pirozzolo