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White God – Sinfonia per Hagen – Recensione

Locandina White GodPresentato al festival di Cannes dell’anno scorso, White God è un film che non riesce a trovare una sua strada. Parte bene, ma il secondo tempo – inguardabile – getta alle ortiche quanto di buono ci era parso di presagire nelle fasi iniziali del racconto.

Eppure Kornél Mundruczò possiede un certo mestiere: sa dirigere gli attori (su tutti, la piccola Zsofia Psotta), e sa dare credibilità a un universo familiare disagiato (lo stesso entro cui Lili, la giovanissima protagonista, conosce una solitudine dolorosa). La pellicola nei suoi primi sessanta minuti si muove con una certa qual disinvoltura, tanto da concedersi inopinate aperture gore di qualche efficacia (benché in contrasto stridente con le tonalità dominanti nel resto della narrazione). Poi però, dopo la scena dell’arresto di Lila e della sua riconciliazione con il padre, tutto precipita. Prendono il sopravvento inconsulte intenzioni metaforiche, le quali si traducono, a conti fatti, in una moraletta animalista e antirazzista che non porta da nessuna parte. Per nulla dire del finale, di una terrificante bruttezza, dove si giunge al ridicolo involontario.

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C’è chi ha voluto leggere in questa storiella di cani meticci in rivolta contro la razza umana un monito sui rischi della deriva xenofoba che sta attraversando l’Ungheria dei nostri giorni. Come dire: una lezioncina molle molle, di una sconcertante banalità, rivolta – verrebbe proprio da osservare – a un pubblico di spettatori in età prescolare.

Nicola Rossello

Scheda film
Titolo: White God – Sinfonia per Hagen
Regia: Kornél Mundruczó
Cast: Zsófia Psotta, Luke And Body, Sándor Zsóter, Szabolcs Thuróczy, Lili Monori, László Gálffi, Lili Horváth
Genere: Drammatico
Durata:  119 minuti
Distribuzione: Bolero film
Uscita: 9 aprile 2015

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