Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana è il titolo della mostra che dal 24 settembre 2015 al 24 gennaio 2016 resterà aperta al pubblico a Palazzo Strozzi di Firenze.
L’esposizione, a cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi e Carlo Sisi, è dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro tra metà Ottocento e metà Novecento attraverso oltre cento opere di artisti italiani, tra i quali Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Lorenzo Viani, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, e internazionali, come Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Georges Rouault, Henri Matisse.
Bellezza divina analizza e contestualizza quasi un secolo di arte sacra moderna, partendo dagli anni Cinquanta dell’Ottocento – quando le espressioni artistiche più nuove furono incoraggiate dalla Chiesa di Pio IX – e arrivando fino all’Anno Santo 1950, attraverso un percorso che mette a confronto i migliori esempi nati nel contesto italiano e internazionale, sottolineandone il dialogo e le relazioni e talvolta i conflitti nel rapporto fra arte e sentimento del sacro.
Grandi protagonisti della mostra sono capolavori come L’Angelus di Jean-François Millet, eccezionale prestito dal Museé d’Orsay di Parigi, opera che emana una religiosità atavica, un senso del sacro trasversale e universale; la Pietà di Vincent van Gogh dei Musei Vaticani, fondamentale perché – nonostante la vocazione religiosa e mistica – l’artista ha rappresentato raramente soggetti sacri, e lo ha fatto ispirandosi a opere di altri autori; la Crocifissione di Renato Guttuso delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, opera emblematica con un’intensa connotazione politica che esprime, come Guernica, un grido di dolore; la Crocifissione bianca di Marc Chagall, proveniente dall’Art Institute di Chicago, opera d’arte amata da papa Bergoglio.
La mostra è suddivisa in sette sezioni.
In quella introduttiva (Dal Salon all’altare) dipinti di importanti dimensioni e di altissima qualità testimoniano l’eclettismo degli stili e l’accostamento al tema sacro nella seconda metà del XIX secolo, con opere quali I Maccabei di Antonio Ciseri e la Flagellazione di Cristo di William-Adolphe Bouguereau.
A cavallo fra Ottocento e Novecento il soggetto della Madonna (Rosa mystica) assume particolare rilievo nel momento in cui si diffonde l’estetica del Simbolismo, e gli artisti vi trasmettono il loro forte desiderio di ascesi. Lo attestano ad esempio Domenico Morelli con la sua Mater purissima.
L’amplissima sezione centrale della mostra procede secondo la narrazione evangelica: dopo Vita di Cristo: Annuncio fatto a Maria, Natività e infanzia di Cristo prosegue con Vita di Cristo: Miracoli e parabole, Passione, Via Crucis, Crocifissione, Deposizione e Resurrezione (con opere, tra l’altro, di Glyn Waren Philpot, Maurice Denis, Giuseppe Capogrossi, Odilon Redon, Arturo Martini, Stanley Spencer, Georges Rouault, Otto Dix, Pablo Picasso, Marc Chagall, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova).
In tutta la mostra le opere sono presentate secondo un andamento sostanzialmente cronologico che mette a confronto espressioni artistiche assai lontane tra loro, e che hanno talvolta affrontato il sacro con attualizzazioni significative e profonde. Si esemplificano così le diverse tendenze e i conflitti espressivi nel rapporto fra arte e sentimento del sacro.
In questo contesto si inserisce una sezione dedicata a Gino Severini: la decorazione murale tra spiritualità e poesia, che attraverso una selezione di opere chiarisce il dialogo filosofico con Maritain, cui segue una video-installazione, Spazi del sacro, che mostra le molteplici soluzioni adottate, fra Ottocento e Novecento, nella costruzione e decorazione degli edifici del culto cattolico, sottolineando anche lo stretto collegamento con il rito. La penultima sezione analizza la rappresentazione della Chiesa (lo attestano opere di Adolfo Wildt, Scipione, Henri Matisse) con una riflessione sul versante pubblico della religione, mentre la parte conclusiva è dedicata alla dimensione privata e intima della Preghiera (con dipinti come il celeberrimo Angelus di Millet e l’elegantissima Vergine di Felice Casorati).
In occasione di questa mostra sono stati portati a compimento dieci importanti restauri: tra gli altri, I Maccabei di Antonio Ciseri, Il Redentore di Giuseppe Catani Chiti, L’Annunciazione di Vittorio Corcos, il Figliol prodigo di Arturo Martini, la Crocifissione di Primo Conti, il San Sebastiano di Gustave Moreau, l’Annunciazione di Gaetano Previati, il Grande cardinale di Manzù.
La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e l’Arcidiocesi di Firenze con la collaborazione dell’ Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, Musei Vaticani e con il sostegno del Comune di Firenze, la Camera di Commercio di Firenze, l’Associazione Partners Palazzo Strozzi, la Regione Toscana.