È allestita nella prestigiosa cornice dei Musei di San Domenico a Forlì la mostra fotografica di Steve McCurry con le sue immagini più famose insieme ad alcuni lavori recenti e ad altre foto non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri.
L’esposizione, aperta al pubblico dal 26 settembre 2015 al 10 gennaio 2016, è curata da Biba Giacchetti e propone un viaggio intorno all’uomo e al nostro tempo, in una inedita declinazione al femminile.
Il punto di arrivo è infatti il ritratto della ragazza afgana nel campo profughi di Peshawar, diventato ormai una icona assoluta della fotografia mondiale, ma anche un simbolo della speranza di pace che sembra impossibile in un mondo agitato da guerre ed esodi di massa. Sarà esposto, accanto alla sala dell’Ebe di Canova, insieme ad altri due scatti, uno inedito ed uno realizzato da McCurry a distanza di oltre 17 anni, dopo averla finalmente ritrovata, come documentato nel video di National Geographic proiettato in mostra.
Il punto di partenza è una straordinaria galleria di ritratti e di altre foto in cui la presenza umana è sempre protagonista, anche se solo evocata.
La mostra comprende, inoltre, una sezione dedicata alla guerra, alla violenza e alle atrocità di cui, purtroppo, l’umanità sa rendersi protagonista e che McCurry ha documentato con il suo obiettivo di reporter, allestita in una sorta di vertigine che il visitatore dovrà attraversare per raggiungere un ulteriore ambiente, dove vincerà la poesia, l’accoglienza, la pace e dove le donne saranno ancora protagoniste.
La rassegna comprende oltre 180 foto di vari formati, selezionate da Biba Giacchetti insieme a Steve McCurry ed è completata da una audioguida, a disposizione di tutti i visitatori, nella quale il fotografo racconta in prima persona le sue foto con aneddoti e appassionanti testimonianze. Sarà, inoltre, disponibile in mostra un ulteriore video dedicato ai suoi viaggi e al suo modo di concepire la fotografia. Per raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione, per seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica, ma anche per condividere la prossimità con la sofferenza, con la gioia e con la sorpresa. «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te».